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BBC: la tv pubblica inglese in crisi per il video on demand

Un taglio di 1.000 dipendenti, pari a quasi il 5% dell’intera forza lavoro del broadcaster, giustificato con la diminuzione degli abbonamenti e la crescita del pubblico che non guarda più i programmi attraverso il tradizionale apparecchio televisivo ma solo sul web. Sta succedendo nel Regno Unito, dove una rete storica come la BBC ha dovuto…

Un taglio di 1.000 dipendenti, pari a quasi il 5% dell’intera forza lavoro del broadcaster, giustificato con la diminuzione degli abbonamenti e la crescita del pubblico che non guarda più i programmi attraverso il tradizionale apparecchio televisivo ma solo sul web. Sta succedendo nel Regno Unito, dove una rete storica come la BBC ha dovuto dichiarare la propria difficoltà economica nel rimanere al passo con i cambiamenti nelle abitudini di consumo di film, serial e show televisivi, indotti dalla crescita di Internet. Per il 2016-2017 l’emittente prevede infatti un calo delle entrate da canone pari a 150 milioni di sterline, dovuto non solo al congelamento della tassa stabilito dal Governo britannico ma anche al crescente e inaspettato numero di famiglie che fanno a meno della tv grazie alle possibilità offerte dall’online.

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In realtà, molte sembrano le ombre che si stagliano sul futuro del servizio pubblico: subito dopo l’annuncio dello snellimento dell’organizzazione interna e della diminuzione dei posti di lavoro, è arrivato un provvedimento statale che impone alla rete di farsi carico degli abbonamenti gratuiti per gli ultra-75enni, prima sostenuti dal ministero del Welfare. Lo tesso modello di tv pubblica potrebbe diventare presto oggetto di revisione considerando che il suo sistema di finanziamento sarà passato al vaglio del Governo alla fine del 2016, data di scadenza di un accordo su fondi e costi dell’emittente datato 2010.

Di sicuro, tuttavia, il cambiamento dell’audience ha un suo peso nelle sfide affrontate dalla tv pubblica inglese, che sembrano peraltro destinate a estendersi a tutti i Paesi europei caratterizzati da questo “dualismo” del piccolo schermo. Il garante britannico delle Comunicazioni, Ofcom, ha da poco rilasciato uno studio dove si mette in evidenza come appena la metà dei “Millennials”, cioè dei nativi digitali tra i 16 e i 24 anni, sia abituato alla visione “live” dei programmi televisivi, cui vengono preferiti servizi di catch-up tv come lo  stesso iPlayer della Bbc, o All4 diChannel 4, se non proprio piattaforme di video on demand quali Netflix. La stessa tv pubblica ha da poco deciso di tagliare le dirette del canale per ragazzi Bbc Three, migrandolo verso la trasmissione online. Anche in questo caso, insomma, l’avanzata del digitale si conferma quale principale vettore di innovazione per le realtà più radicate e refrattarie al cambiamento del sistema audiovisivo occidentale.

 

Fonte: WSJ, Rapid Tv

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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