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Netflix: più spettatori dei grandi canali TV

Senza dubbio il fatto di basarsi solo sugli abbonamenti, e dunque di non avere inserzionisti cui rendicontare l’audience, rende Netflix un operatore ben diverso dalle emittenti televisive tradizionali che si contendono gli sponsor a suon di rating, cioè il corrispettivo del nostro Auditel. Ma se proprio si volesse confrontare il pubblico dei grandi canali televisivi americani con…

Senza dubbio il fatto di basarsi solo sugli abbonamenti, e dunque di non avere inserzionisti cui rendicontare l’audience, rende Netflix un operatore ben diverso dalle emittenti televisive tradizionali che si contendono gli sponsor a suon di rating, cioè il corrispettivo del nostro Auditel. Ma se proprio si volesse confrontare il pubblico dei grandi canali televisivi americani con quello del servizio di streaming ad abbonamento, cose ne verrebbe fuori? Secondo gli analisti finanziari di FBR Capital Markets, la risposta farebbe impallidire reti del calibro di ABC, CBS, Fox e NBC.

Netflix-Button

Non avendo appunto accesso ai dati riservati del portale di SVOD (subscription video on demand) la stima è stata fatta sulla base delle cifre normalmente comunicate da Netflix riguardo alle ore spese nella visione da parte dei suoi abbonati. 10 miliardi di ore dichiarate per il primo trimestre 2015 corrispondono, infatti, a circa due ore al giorno per singolo utente. Immaginando di spalmare questo lasso di tempo sull’intero arco della giornata e moltiplicando per il numero di abbonati americani al servizio (espresso in termini di percentuale rispetto all’intera audience USA), ne risulterebbe un rating Nielsen di 2,6, pari cioè a quello di  ABC e NBC e con maggiori prospettive di crescita, dato che la piattaforma di Reed Hstings continua a guadagnare nuovi iscritti anche in un mercato maturo come quello nordamericano e, soprattutto, ci riesci in misura ben maggiore ai concorrenti della tv tradizionale.

Spostando la competizione sulla qualità, il risultato sembra ancora più evidente: il 57% degli spettatori intervistati da FBR ha detto che dovendo scegliere salverebbe la sua iscrizione a Netflix piuttosto che alle pay tv tradizionali, probabilmente anche grazie a un costo che è un decimo rispetto a un normale abbonamento televisivo da circa 80 dollari al mese. Anche in termini di investimenti in contenuti, solo per l’anno in corso il servizio di video on demand dovrebbe stanziare un budget di 2 miliardi di dollari, cioè più di HBO, Showtime Networks e Starz, nonché di Disney e Fox fatta esclusione però di una parte fondamentale della loro offerta televisiva come news e sport.

Il quadro delineato dagli analisti finanziari è perciò chiaro e non necessariamente minaccioso per i vecchi protagonisti del panorama mediatico. La rilevanza numerica raggiunta dagli OTT in termini di utenti  suggerisce un necessario ripensamento degli equilibri tra i canali tradizionali della distribuzione televisiva e l’online, caratterizzato da una flessibilità e da una struttura di costi che consentono di abbattere il prezzo dell’abbonamento mantenendo una qualità apprezzabile e apprezzata dagli utenti. Tuttavia, per come si sono sviluppati, i servizi di streaming on demand lasciano per ora scoperto tutto il lato della programmazione live, che continua a rappresentare un contenuto di valore per il pubblico e, conseguentemente, per gli inserzionisti.  Una convivenza per ora pacifica che, però, ha smosso e continuerà a smuovere i player del piccolo schermo spingendoli a un aggiornamento della propria offerta e soprattutto dei suoi canali di diffusione.

 

Fonte: Variety

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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