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Netflix, Mediaset attacca: necessaria una parità di trattamento

L’apertura nel nostro Paese è prevista per ottobre, ma come già successo dai nostri “vicini” europei, la sola ufficializzazione dell’arrivo di Netflix sta già causando reazioni nei potenziali competitor. Non solo dal punto di vista commerciale ma anche delle pressioni esercitate sulla sfera pubblica, che per ora sembra mantenersi ancora distante dalla questione video on demand….

L’apertura nel nostro Paese è prevista per ottobre, ma come già successo dai nostri “vicini” europei, la sola ufficializzazione dell’arrivo di Netflix sta già causando reazioni nei potenziali competitor. Non solo dal punto di vista commerciale ma anche delle pressioni esercitate sulla sfera pubblica, che per ora sembra mantenersi ancora distante dalla questione video on demand. A sollevare il problema è stato perciò Fedele Confalonieri, presidente di Mediaset, che ieri a margine di un evento Agcom si è espresso sul problema del regime fiscale cui verrà sottoposto il nuovo operatore, ritenuto lesivo rispetto a chi già opera nel mercato audiovisivo italiano.

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Il tema affrontato ieri è stata l’aliquota IVA, che per il servizio di streaming ad abbonamento sarebbe del 4% contro l’oltre 26% che secondo il presidente della tv privata sarebbe pagato dai broadcaster nostrani. Quello del regime fiscale è per altro un problema comune a tutti i nuovi operatori nati in ambito digital e per lo più oltreoceano,  liberi di stabilirsi negli Stati membri UE con le condizioni più vantaggiose ed estendere poi tramite il web le proprie attività ben oltre i loro confini. Al di là dell’IVA, il discorso afferisce alla questione più generale di un sistema regolatorio in grado di stabilire identiche condizioni gioco per tutti gli attori in campo, evitando vuoti normativi che finiscano per favorire i nuovi soggetti stranieri.

Si tratta del cosiddetto level playing field, di  cui si discute sempre più spesso a livello europeo e che investe anche altri ambiti fondamentali della filiera audiovisiva come la tutela dei minori e dei consumatori, le regole sull’affollamento e i criteri dello sfruttamento degli spazi pubblicitari, gli obblighi di investimento nella produzione indipendente. In Francia dove anche le finestre per l’uscita dei film in tv (la “cronologia dei media”) è stabilita a norma di legge, il loro accorciamento per il passaggio in SVOD è stato contrattato da Netflix con lo stesso Governo e tutte le rimostranze delle emittenti d’oltralpe hanno in qualche modo coinvolto le istituzioni. Il dibattito, per altro, è da tempo acceso anche a livello comunitario, tirando in ballo diverse materie regolate da apposite direttive e disposizioni UE.

C’è dunque da chiedersi se l’arrivo, il prossimo ottobre, di questo OTT finirà per alimentare un confronto con la politica e magari un nuovo assetto normativo della filiera audiovisiva, o se continuerà a passare in sordina com’è stato finora non solo per la piattaforma americana ma per altri servizi di SVOD lanciati dalle emittenti tradizionali come Infinity della stessa mediaset o Sky Online.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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