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Mibact e ANICA: tutti i dati sul cinema italiano nel 2014

Un panorama “ineguagliabile” per i filmmaker italiani e per le produzioni straniere desiderose di sfruttare le nostre location così come le nostre maestranze più che specializzate. Così il ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, Dario Franceschini, ha descritto il settore della settima arte a latere della presentazione dei dati sul…

Un panorama “ineguagliabile” per i filmmaker italiani e per le produzioni straniere desiderose di sfruttare le nostre location così come le nostre maestranze più che specializzate. Così il ministro per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo, Dario Franceschini, ha descritto il settore della settima arte a latere della presentazione dei dati sul 2014 elaborati dall’ANICA e dallo stesso dicastero. Dati che per altro segnalano una vivacità del comparto, con un aumento nel numero di titoli prodotti (+34 in tutto) per un totale di 201 opere.

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Più film, tuttavia, non significa necessariamente più risorse, tanto che nel 2014 si è assistito a un assottigliamento degli investimenti totali e a un’ulteriore dispersione dei capitali. Se la spesa è stata di 323 milioni, in diminuzione del 3% rispetto all’anno precedente, con il calo delle coproduzioni (passate da 29 a 21) il budget messo in campo dai titoli di iniziativa nazionale in realtà è leggermente aumentato, raggiungendo i 270 milioni contro i 253 del 2013. Peccato che, di contro, la crescita di film prodotti sia stata assorbita quasi esclusivamente dalla fascia di opere a basso e medio costo, sotto gli 800 mila euro, lasciando invariato il numero di titoli al di sopra dei 2,5 milioni di budget e abbassando ulteriormente l’esborso medio per la produzione di un film, ora pari a 1,4 milioni contro i 3,9 milioni stanziati invece per uno francese.

Ancora molto frammentata risulta perciò la nostra industria dell’audiovisivo, che nello scorso anno ha tratto finanziamento per circa un quarto dal tax credit esterno rivolto alle imprese “estranee” al settore (il cui peso è schizzato verso l’altro con un +62% di valore degli investimenti), per il 12% dal credito d’imposta a favore della produzione e solo per l’8% dal sostegno pubblico diretto stanziato a favore delle opere riconosciute di interesse culturale e di quelle prime e seconde. I contributi regionali hanno contano per circa il 4%, confermando un ruolo importante e consolidato nel comparto, mentre si evidenzia anche in questo senso il calo dell’apporto delle coproduzioni. La metà delle risorse produttive arriva perciò da foni diverse dalla sfera pubblica: a risultare ancora di primaria importanza sono perciò ancora i broadcaster, per quanto in misura non esattamente quantificata dall’analisi.

Riassumendo, il contributo ministeriale è stato stabile, pari a 203 milioni di euro, di cui circa 88 per il sostegno diretto (45% alla produzione, 34% agli enti di settore, 13% alla promozione, 9% all’esercizio). Il 57% del totale (115 milioni) è stato assorbito invece al sostegno indiretto, dove ilruolo principale continua a essere giocato dalla produzione (64%,) seguita da esercizio ( 32%) e in misura marginale dalla distribuzione (4%).

I dati sul box office hanno confermato la contrazione già segnalata da Cinetel, pari a un -7% di incassi e presenze sul 2013. Numeri che portano il settore indietro di 10 anni ma che probabilmente saranno ribaltati da un 2015 cinematografico d’eccezione, segnato dalla buona performance complessiva di tutti i blockbuster già usciti in questi primi 4 mesi dell’anno.

 

Continua infine a calare il numero di titoli cinematografici programmati in tv, con differente però tra fasce orarie e tra prodotto italiano o made in USA.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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