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Lo sviluppo del mercato europeo dell'on demand: #1 Il declino degli editori tradizionali

Come si sono sviluppati negli ultimi anni in Europa i servizi che offrono film e serie tv da vedere (legalmente) online? Lo scopriamo in “capitoli” dedicati al rapporto a 360° sul settore, redatto dall’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo.

Questa settimana l’Osservatorio Europeo dell’Audiovisivo ha pubblicato il suo report completo sul settore del video on demand negli Stati Membri UE. I dati riportati sono quelli di cui si è parlato più volte nel corso di vari incontri di respiro internazionale, come il convegno organizzato la scorsa estate dallo stesso istituto per discutere delle norme a tutela del prodotto europeo da adottare nel mutato panorama tecnologico, o la due giorni di dibattiti e incontri sul nuovo assetto dell’industria cinematografica e televisiva ospitata dall’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma.  L’uscita del rapporto completo, intitolato appunto Lo sviluppo del mercato europeo dei servizi audiovisivi on demand,  aiuta però a mettere a fuco il quadro complessivo della situazione partendo da un punto di vista molto preciso, quello cioè di un’istituzione che da sempre monitora le criticità di un comparto fortemente soggetto alle pressioni delle big statunitensi. Prima erano soprattutto le major, che rischiavano di assorbire gli investimenti delle tv con il loro prodotto già preponderante nelle sale, oggi sono i colossi del web come iTunes, Amazon, Google e, last but not least, Netflix, la cui penetrazione nel settore UE è resa ancor più semplice dall’estrema flessibilità del canale distributivo dell’online. Questa analisi, in poche parole, racconta una storia, e noi intendiamo riassumervi i suoi punti salienti divisi per capitoli, partendo appunto dal contesto di crisi degli editori tradizionali europei in cui si sono venuti a insediare i nuovi grandi player dell’on demand.

europe vod

1. IL DECLINO DEGLI EDITORI EUROPEI

Da sempre si parla, a ragion veduta, del collegamento tra la crescita dell’home entertainment fruito on line e la forte contrazione del mercato di DVD e Blu-ray registrata dopo il boom di inizio millennio. Meno scontato invece il legame con un altro fenomeno che ha influito non poco sul settore audiovisivo europeo, cioè la crisi complessiva del comparto media. Se a livello globale e negli Stati Uniti, dal 2009 al 2013, il turnover delle industrie dell’audiovisivo ha conosciuto un trend positivo, con un incremento complessivo pari quasi al 20%, le aziende europee hanno visto calare il proprio fatturato del 12% (circa 10 miliardi).  Il fenomeno è il frutto combinato di vari fattori, tra cui i principali sono la cessione a gruppi stranieri di asset fondamentali dei grandi editori europei (EMI, Blizzard); il crollo degli investimenti pubblicitari che ha influito pesantemente sui broadcaster tanto pubblici quanto privati; i ricavi stagnanti delle emittenti statali contro i guadagni delle pay-tv, riferiti in molti  casi a operatori esteri; la crescita del giro di affari dei servizi online, basati per lo più al di fuori del territorio comunitario.

marketshare audiovisivo ue

Il risultato è stato un costante assottigliamento della quota di mercato detenuta, a livello globale, dalle imprese audiovisive europee, passate da una fetta del 20,7% a una del 15,4%. Un calo ovviamente comune a tutte le aree mature del “Nord del Mondo”, che dovranno in ogni caso prepararsi alla progressiva emersione di realtà audiovisive molto vivaci come quella cinese, ma che risulta particolarmente accentuato in zone come Europe e Giappone dove le imprese hanno ovviamente più difficoltà ad assumere una dimensione internazionale.

Nel frattempo, fornitori di contenuti online come iTunes, Amazon, YouTube e Netflix, seppur con ritmi diversi e diversi modelli di business, hanno cominciato la propria galoppata, imponendosi come nuovo e imprescindibile anello della filiera di cinema, tv e prodotti video in generale. Come lamentano le istituzioni europee, tuttavia, si tratta di player che in linea di massima non scompongono il loro fatturato per area di operatività e talvolta neppure per tipo di contenuto offerto, mischiando in unico calderone non solo film e serie tv ma anche giochi, app, musica e intrattenimento di diverso genere. Un fenomeno che rende perciò anche difficile quantificare il loro impatto sui diversi mercati nazionali, con tutte le conseguenze che ciò comporta in termini regolamentari, fiscali e di contributo al comparto audiovisivo locale, cui ad esempio sono tenuti per normativa europea tutti gli operatori tradizionali della filiera.

turnover US vod services

A fronte di questa opacità, quel che risulta più che chiaro sono invece le ingenti perdite di grandi marchi della distribuzione fisica, dalle catene globali quali Blockbuster a quelle di stampo maggiormente europeo come Fnac, cui fa da corollario un declino generale del business di DVD e Blu-ray non ancora compensato dai ricavi in aumento del digitale. Nel solo ramo delle vendite, si parla infatti di una contrazione del 70%, da 1,7 miliardi di euro a 0,51 miliardi a livello europeo. Parallelamente l’acquisto online di supporti fisici è cresciuto in modo davvero poco significativo, stroncato per altro già sul nascere dai nuovi modelli di consumo, che prevedono appunto la fruizione di film e serial direttamente online o comunque in formato immateriale.

fatturato retailer eu

Questo, insomma, il contesto in cui si va a inserire lo sviluppo dei servizi europei di video on demand, segnati già in principio dalla concorrenza degli operatori stranieri e da un mercato audiovisivo assetato di nuove risorse in grado di compensare l’emorragia di investimenti, in parte impattati fortemente dalla crisi, in parte erosi dalla rivoluzione digitale e in parte in  fuga verso l’estero.

Ma di questo parleremo nel prossimo capitolo dedicato al rapporto Lo sviluppo del mercato europeo dei servizi audiovisivi on demand, che intanto potete trovare in forma integrale sul sito dell’Osservatorio a questo link.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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