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Dal VOD 6,8 miliardi in arrivo per cinema e tv

Netflix & co. contribuiscono al finanziamento della produzione audiovisiva statunitense già più dei broadcaster via etere. Ancora ampio il divario con la tv via cavo, che però potrebbe assottigliarsi grazie alla crescita costante degli investimenti in acquisizione di contenuti.

L’online nemico dell’industria audiovisiva? Non sembrerebbe dalle ultime stime di RBC Capital Markets, secondo cui gli investimenti che i servizi di streaming ad abbonamento stanno effettuando in contenuti arriveranno a toccare i 6,8 miliardi di dollari nel 2015, assottigliando progressivamente la forbice rispetto alle cifre provenienti dai broadcaster tradizionali. Già alla fine di quest’anno, gli operatori di SVOD (subscription video on demand) pagheranno agli studi cinematografici e televisivi una somma prevista di 5,2 miliardi, ben superiore ai 3,3 miliardi spesi in diritti dai canali via etere.

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Certo, siamo ancora lontani dai capitali della tv via cavo, caposaldo dell’emittenza USA, da cui l’anno prossimo dovrebbero arrivare 18,4 miliardi di dollari. Nonostante i volumi in assoluto più bassi, quello che caratterizza la spesa dell’online è però una crescita costante, che secondo le previsioni sarà ancora a due cifre nel 2015 e comunque non accennerà a flettere per i prossimi 5-10 anni. Il divario con i “vecchi” modelli di distribuzione sembra perciò destinato a diminuire in modo significativo, aumentando la centralità dell’on demand all’interno della filiera dei contenuti video.

Dei quasi 7 miliardi di dollari stimati per l’anno prossimo, la maggior parte (3,3 miliardi) dovrebbe provenire da Netflix, seguita da Amazon (1,7 miliardi) e Hulu (1,5 miliardi). Tra i maggiori beneficiari dei “capitali digitali” rientreranno invece CBS, con 6 serial acquistati per 179 milioni di dollari, Warner Bros TV (106 milioni), Lionsgate (61), Sony Pictures TV (43), 20th Century Fox (40), gli ABC Studios di Disney (40) e Universal TV (che deve tutti i suoi 22 milioni a un unico show, il più costoso dell’elenco, cioè The Blacklist). Curioso notare come CBS sia anche una delle due emittenti, insieme alla popolare HBO,  ad aver recentemente scosso il settore televisivo annunciando il prossimo debutto di un proprio servizio on demand ad abbonamento, sganciato però dall’attività di broadcasting.

Secondo RBC Capital Markets l’aumento degli investimenti da parte degli operatori di streaming non rileva solo in termini finanziari: la nuova competizione ad accaparrarsi le serie, anche prima della loro messa in onda, sarebbe anche indice di uno spostamento dell’attenzione dai cataloghi alle esclusive, dunque di un cambio di strategia di cui l’industria televisiva potrebbe beneficiare puntando a produzioni più originali, e magari sperimentali, rispetto a quelle destinate in prima istanza al pubblico offline.  Lo stesso però sembra valere anche per il cinema, dove ricordiamo la recente presa di posizione di Harvey Weinstein a favore di Netflix e dell’uscita in day-and-date de La Tigre e il Dragone 2. Una mossa, ha spiegato il distributore, volta a “difendere l’investimento”, ancor prima che ad andare incontro alle nuove abitudini di visione del pubblico connesso.

 

Fonte: Variety

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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