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Venezia 71: verso un ripensamento del sostegno pubblico al cinema

Sono stati presentati ieri alla 71. Mostra del Cinema di Venezia i dati del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che illustrano il volume delle risorse impiegate a livello statale per sostenere il settore della settima arte. Oltre alle cifre relative all’anno passato, che vi abbiamo riportato qui e che seguono…

Sono stati presentati ieri alla 71. Mostra del Cinema di Venezia i dati del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo che illustrano il volume delle risorse impiegate a livello statale per sostenere il settore della settima arte. Oltre alle cifre relative all’anno passato, che vi abbiamo riportato qui e che seguono più o meno linee di tendenza già affermate, l’incontro organizzato in occasione del festival ha offerto una panoramica sull’intero arco 2005-2013, cioè dall’entrata in vigore della legge Urbani, unica norma quadro in materia.

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Senza grandi sorprese, ciò che si evidenzia da questo studio del Mibact, disponibile pubblicamente sul sito del dicastero già da settembre, è la transizione da un modello basato principalmente sul finanziamento diretto erogato alle imprese del settore  a quello indiretto, che non si esprime tanto nell’allocazione di risorse stanziate a favore del cinema, bensì nel loro mancato percepimento da parte dello Stato sotto forma di imposte. Come ha evidenziato il Prof. Bruno Zambardino presentato i dati, dal 2009 si è assistito a una “mutazione genetica” dell’intervento del Mibact, in particolare a “una riduzione sostanziale del contributo diretto, compensata e finanziata dagli incentivi di tipo fiscale”.

Un peso particolarmente rilevante è detenuto dal tax credit per le imprese che investono in produzione cinematografica, siano esse di settore, terze o addirittura estere. Più in generale, i due segmenti della filiera maggiormente sostenuti dal Mibact risultano la produzione e l’esercizio mentre l’apporto a favore della distribuzione è decisamente minore, anche per effetto della transizione verso il sostegno indiretto. Ad assorbire la maggioranza delle risorse ministeriali è però senza dubbio la produzione, intesa anche come sostegno allo sviluppo e alla sceneggiatura, mentre con il drastico calo del sostegno diretto l’esercizio ha perso un’entrata  di importanza cruciale come i contributi in conto capitale.

Tirando le somme, come ha sottolineato il DG Cinema Nicola Borrelli:

“Non è vero che lo Stato italiano investe in meno in cinematografia, le risorse sono aumentate, è solo cambiata la linea di sostegno, passata da diretta e indiretta. Si è trattato però di un passaggio traumatico, veloce e non sempre ponderato quindi alcuni settori sono rimasti scoperti, come distribuzione ed esercizio”.

L’impegno del ministero nel breve periodo sarà perciò a individuare le aree in cui non è subentrata una linea di intervento indiretta che potesse compensare il calo delle risorse FUS e agire di conseguenza. Un primo esempio di questa strategia sono le misure contenute nell’art bonus, il riconoscimento del vincolo storico ai cinema nati prima dell’ ’80 e il credito di imposta per il rinnovo delle sale.

Rimane però aperta la questione dei criteri di attribuzione del nuovo sostegno, che basandosi sui budget investiti nella produzione, tende automaticamente a concentrarsi laddove esistono già capitali da da investire in produzione. Anche in questo caso, ammette Borrelli, sarà necessario “ricalibrare il sostegno rispetto a una finalità non inclusa in questo nuovo assetto“, vale dire l’incentivazione di quelle opere di minor richiamo commerciale indirizzate a un pubblico più ristretto e magari “specializzato”.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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