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Venezia 71 – Di che cinema sei? Produttori, distributori e sale a confronto sul digitale

Durata degli impianti, ammortamento degli investimenti sostenuti dall’esercizio, multiprogrammazione e conservazione delle opere digitali: si guarda al futuro post-analogico del cinema nel consueto appuntamento di Microcinema, ospitato dalla 71. Mostra del Cinema di Venezia.

C’è un fronte di registi in prima linea per difendere la pellicola e una certa qualità dell’immagine che secondo loro solo l’analogico può garantire; ci sono altri filmmaker che da anni stanno sfruttando la flessibilità del digitale e altri ancora la spettacolarità del 3D. Godard, tanto per essere sempre sulla cresta, ha girato il suo ultimo film in tre dimensioni con smartphone, fotocamere e go-pro. Per chiunque si parteggi, è indubbio che la rivoluzione tecnologia in corso nel mondo del cinema investa ogni singolo comparto della filiera, da quello artistico alle maestranze, fino ad arrivare alla visione domestica del prodotto. Questo l’ampio ventaglio di temi toccato dal tradizionale incontro organizzato nell’ambito della 71. Mostra del Cinema di Venezia dalla distribuzione digitale Microcinema. Titolo del dibattito “Cinema. Passato, Presente, Futuro. Di che tempo sei?” e a parteciparvi sono stati i rappresentanti delle principali associazioni di categoria, con punti di vista talvolta anche in contrasto sui temi che dovranno essere in cima all’agenda del settore.

adieu au langage

Andrea Occhipinti, a capo di Lucky Red e presidente dei Distributori ANICA, ad esempio, non si ritiene un nostalgico ma riconosce le incognite portate dall’avanzata del digitale, in particolare l’aspettativa di vita degli impianti installati con notevole sforzo economico dagli esercenti e dalla sua stessa categoria tramite il sistema della vpf (la virtual print fee corrisposta alle sale per ogni passaggio attraverso i nuovi  proiettori digitali). Esiste inoltre il problema della conservazione su supporto digitale e l’incertezza in merito a quando i film andranno riversati a causa dell’usura, fatti salvi gli indubbi vantaggi che l’abbandono dell’analogico porta al settore già in fase di ripresa, dove in teoria è possibile intervenire da subito con gli effetti visivi

Secondo Francesca Cima, neopresidente dei Produttori della stesa associazione, sono decenni che la categoria si confronta col digitale, avendo cominciato con le prime trasformazioni indotte nel montaggio del sonoro:

“Non è solo un cambiamento di mezzo ma anche un cambiamento psicologico di chi fa il prodotto, dal tecnico al regista. Lo vediamo con i ragazzi, i nativi digitali hanno un rapporto diverso dal nostro con l’immagine e lo stesso sta avvenendo nel cinema a partire dalla postproduzione: si scoprono nuove possibilità legate al pensare un film in digitale, le macchine più leggere consentono maggior velocità e la libertà di girare quanto vuoi. Ormai abbiamo una nuova consuetudine, la prova girata [il riferimento, ammetterà in seguito, è anche al premio Oscar Paolo Sorrentino ndr], che tanto non costa di più. Si possono avere diverse macchine contemporaneamente sul set e fare più cose che prima non erano possibili, con un conseguente cambiamento del linguaggio. L’unico lato negativo che vedo, ma solo perché come industria non ci stiamo ancora preoccupando del problema, è la conservazione, non solo quella delle copie ma anche dell’enorme mole di meriali prodotti nel corso di un film.  Per il resto, il digitale ha reso possibile anche il sorgere di altri formati e altre narrazioni, pensiamo alle serie, tornte all ribalta a livello internazionale solo  grazie alla tecnologia digitale. Sul fronte della fruizione, è importante salvaguardare questa diversità e la possibilità di accedere al consumo. Questo sia salvaguardando quella che è la forma prioritaria di consumo del cinema, cioè la sala, che potenziando il consumo digitale. Tenendo presente che la quantità di prodotto audiovisivo consumato oggi era impensabile fino a qualche anno fa”.

Secondo Giovanni Dolci, vicepresidente IMAX per Europa e Africa, il conflitto tra analogico e digitale è troppo drammatizzato:

“Sono due formati ancora vivi e vegeti come lo è il cinema. IMAX supporta entrambi, tanto che da poco vi è arrivato Transformers 4, girato con cineprese IMAX digitali e il prossimo titolo sarà Interstellar, di uno strenuo difensore della pellicola come Christopher Nolan. Anche la domanda rimane alta per entrambi, quindi il formato non presuppone un antagonismo come viene talvolta fatto pensare, è una scelta artistica da supportare con energia ed eccellenza”.

Luigi Lonigro, Direttore 01 Distribution, ha invece riportato l’attenzione sul prossimo passo che esercenti e distributori dovranno compiere per sfruttare appieno la nuova tecnologia, cioè la mutliprogramamzione:

“Oggi è diventata rilevante per i multiplex da due a quattro schermi, molto meno per le monsale. Dobbiamo lavorare per UNA multiprogrammazione che possa permettere un’offerta differenziata per target e orario. È un lavoro particolare e anche complicato che si differenzia molto dal classico lavoro dell’esercente, ma che dovrebbe essere favorito dal ricambio e generazionale in corso anche in questo comparto. Perché riesca c’è anche bisogno di un grandissimo sforzo di pianificazione e comunicazione. Noi cercheremo di affiancare le sale per consentire una migliore distribuzione del prodotto, in particolare di quello con minore appeal ma che con una programmazione mirata può trovare un suo pubblico”.

A tal proposito, Lonigro ha parlato di 30 sale pilota su tutto il territorio italiano che, da settembre, avvieranno in via sperimentale la multiprogramamzione dia alcuni titoli, con una tenuta almeno quindicinale.

Parzialmente in disaccordo il presidente degli Esercenti ANEC, Lionello Cerri, secondo cui il ricambio tecnologico ha comportato costi tali da rendere difficile per il comparto affrontare  nuovi investimenti strutturali, mentre incombe lo spettro dell’usura di impianti molto più delicati di quelli analogici:

“L’investimento è stato molto oneroso, soprattutto per le monosale. L’ammortamento dovrà avvenire negli  anni e non ci sono altri interventi dello Stato oltre al tax credit, solo alcune leggi regionali. La multiprogrammazione ha portato un milione di spettatori su 100 milioni complessivi, per cui non è un grandissimo risultato. Vuol dire che comincia ad emergere, ma principalmente nei multiplex grazie al grande numero di schermi e la possibilità di variare i titoli senza tante difficoltà. Non si può pensare al rinnovamento o all’ampliamento del parco sale, magari con multisala di città, prima di recuperare i contributi non erogati dallo Stato negli ultimi anni, che ammontano a 15 milioni di euro”.

 

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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