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La pirateria salverà il cinema? È tutto da vedere

Ha fatto molto discutere una lunga inchiesta pubblicata nei giorni scorsi da Repubblica sulla pirateria e così, provocatoriamente, intitolata: “I Pirati che hanno salvato il cinema”. Diciamo “provocatoriamente” perché è chiaro che in un’industria come quella cinematografica che s’affanna ogni giorno a condannare e a cercare di contrastare questa “piaga” del mercato, buttare lì un…

Ha fatto molto discutere una lunga inchiesta pubblicata nei giorni scorsi da Repubblica sulla pirateria e così, provocatoriamente, intitolata: “I Pirati che hanno salvato il cinema”. Diciamo “provocatoriamente” perché è chiaro che in un’industria come quella cinematografica che s’affanna ogni giorno a condannare e a cercare di contrastare questa “piaga” del mercato, buttare lì un titolo di questo tenore equivale a far scoppiare una piccola bomba tra gli addetti ai lavori.

pirateria download

L’articolo introduttivo, a firma di Marco Fagnocchi sostiene in buona sostanza che la pirateria tutto questo gran danno al cinema non lo fa, anzi, guardando i dati il cinema è cresciuto globalmente proprio nel periodo in cui la pirateria ha morso di più. Ma se è vero che il box office internazionale e è cresciuto del 33% dal 2009 al 2013 (non 2014 come riportato), secondo i dati MPAA, riteniamo sia fuorviante e estremamente forzato mettere questo dato in relazione con l’influsso della pirateria: la crescita è dovuta principalmente alla crescita esponenziale di alcuni mercati che prima semplicemente non esistevano (Cina e Russia su tutti), mercati in cui la pirateria e fortissima ma che viene “bilanciata” da un boom senza precedenti.

Inoltre non capiamo, per quanto riguarda il mercato italiano i dati relativi alle presenze, quando si sostiene che le sale «non sono mai state così in salute». Citiamo: «Anche in Italia la situazione, almeno per quanto riguarda il botteghino e l’affluenza del pubblico, smentisce le cassandre. Si passa da un numero di spettatori che si aggira intorno ai 14 milioni nel 2005, quando la pirateria su internet era ancora contenuta, ai circa 22 milioni di spettatori del 2012». Non ci torna il numero degli spettatori, solo per fare un esempio nel 2012 (che fu un anno nero, con un calo dell’8% nei biglietti staccati) le presenze furono circa 91 milioni (non 22!). Quando si parla di pirateria la questione è molto complessa e bisogna stare molto attenti a non forzare i dati; se è vero che la MPAA, ma anche le associazioni nostrane come la FAPAV sono sempre state molto, troppo drastiche nel denunciare i danni derivanti dal download illegale senza avere nemmeno l’onestà intellettuale e forse proprio la capacità di concepire come le dinamiche della maggior diffusione gratuita del contenuto audiovisivo possano influire sulla promozione del prodotto e quindi, alla fine, anche sul suo consumo legale.

È anche vero che i dati non sono tutti concordi ed è difficile quantificare, ancora, un fenomeno per molti versi sfuggente. Ed è certo terreno di discussione l’impatto della pirateria sull’home video e il ruolo delle nuove piattaforme di streaming legale. Ma da qui a chiamare i pirati “salvatori del cinema” però ce ne corre. Attribuire alla pirateria il merito di aver aumentato il box office globale a fronte dell’apertura di nuovi mercati appare un uso dei numeri altrettanto disinvolto a quello che ne fa la MPAA. Di certo la pirateria fa meno male di quel che dicono e può addirittura avere influssi positivi, ma anche se tornassero i dati citati del confronto 2009 – 2013 forse bisognerebbe valutare più l’effetto Zalone che quello pirateria.

 

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