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Netflix: come lo si può vedere dall’Italia e con quali conseguenze

Se Netflix non va dagli italiani, gli italiani potrebbero andare da Netflix. Ecco perché fruire del servizio di video on demand dal nostro paese non è difficile e forse nemmeno tanto illegale.

Su Cineguru.biz abbiamo già parlato abbondantemente di Netflix, di come la sua formula ad abbonamento mensile abbia sostenuto la crescita del video on demand negli Stati Uniti e di come la sua progressiva espansione in Europa potrebbe scardinare e al contempo dare nuovo impulso a questo settore anche nel Vecchio Continente. A partire da settembre il servizio aprirà le attività in alcuni dei mercati più forti e strutturate dal punto di vista dell’audiovisivo, in particolare quello francese e tedesco, senza toccare però il nostro Paese, si dice a causa del nostro ritardo nella banda larga. In realtà c’è da chiedersi quanto l’esclusione dell’Italia non abbia a che fare con la difficoltà a reperire i diritti su film e contenuti di successo, in particolare di produzione nazionale, con la forza e l’influenza dei broadcaster su tutta la filiera e con la centralità di calcio e sport nell’intrattenimento domestico. Tutte questioni che potrebbero tuttavia diventare secondarie rispetto a un dato di fatto fondamentale: vedere Netflix dall’Italia non è solo tecnicamente possibile, ma potrebbe diventare presto un’alternativa cui rivolgersi per consumatori sottoposti a quello che appare come un palese “gap” di mercato.

netflix e l'italia

Dal punto di vista pratico, il problema risiede ovviamente solo nella geolocalizzazione, poiché Netflix inibisce l’accesso ai contenuti nei territori per cui non possiede la licenza sui diritti. L’ostacolo però è aggirabile tramite servizi online che consentono di mascherare il DNS, o domain name system , che identifica la provenienza della nostra connessione. E a chi sembra una pratica da pirati smanettoni, basti sapere che a spiegare la facilità del procedimento è stata una firma de La Repubblica, Ernesto Assante, in un articolo comparso domenica sul noto quotidiano.  La prova è stata effettuata addirittura in prima persona, toccando con mano, una volta ottenuto l’abbonamento al servizio, la vastità di contenuti offerti all’utente, “più di quanto un essere umano è ragionevolmente in grado di vedere nel tempo libero”. Non solo: il modello di business di Netflix si è evoluto a livello tale da rendere il servizio di SVOD un produttore di serial da fruire direttamente online, talvolta in esclusiva sul portale.  E se il suo House of Cards è diventato così popolare da essere acquistato e ritrasmesso dai principali brodcaster internazionali, si può ipotizzare che altri prodotti originali di minor richiamo restino sostanzialmente inaccessibili al pubblico italiano per quella che ormai si dimostra palesemente come un’altra anomalia del nostro mercato audiovisivo.

A sostenere qualcosa di simile è peraltro anche l’esperto di diritto d’autore Guido Scorza, in un suo approfondimento sulla legalità o meno del cambiamento di DNS. Mentire sulla propria residenza non costituirebbe infatti una violazione del diritto d’autore ma solo un illecito contrattuale nei confronti di Netflix. Le major avrebbero poco gioco nell’opporsi a un simile comportamento, sostanzialmente paragonabile a comprare un DVD all’estero, con tutti gli annessi svantaggi legati alla lingua.

Non è inoltre da escludere che al caso possano essere applicati i principi di una sentenza di tre anni fa, che vedeva opposta la gestrice di un pub inglese, Karen Murphy, alla potente Football League e alla pay-tv britannica. La titolare del locale, in poche parole, aveva ben pensato di abbonarsi a un’emittente greca anziché del Regno Unito per diminuire in modo sostanziale il costo del servizio. Ebbene Karen Murphy ottenne in un certo senso ragione dalla Corte di Giustizia UE, che si pronunciò contro la frammentazione del mercato audiovisivo europeo messa in atto dalla Lega tramite la sua politica dei prezzi sui diritti tv delle partite. 

Per completezza, c’è da dire che anche senza Netflix, ma solo con lo “spettro” di un potente servizio di video on demand che si aggira per l’Europa, anche il mercato italiano ha cominciato a evolvere e ha visto la nascita di molti nuovi servizi, alcuni ad abbonamento come il concorrente americano. Per una panoramica dell’offerta legale di cinema in Rete, vi rimandiamo alla nostra pagina FILM ON DEMAND.

 

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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