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La Grande Bellezza in tv a marzo: grande confusione sulle finestre, la protesta degli esercenti

A meno di un anno dall’uscita nelle sale cinematografiche, il film di Paolo Sorrentino arriverà in prima tv su Canale 5 per sfruttare l’effetto Oscar, anticipando anche il passaggio in pay-tv e pay-per-view. Una mossa che secondo gli esercenti rischia di diminuire il valore del prodotto, a danno dell’intera filiera.

Continuano a suscitare clamore le scelte del gruppo Mediaset in merito allo sfruttamento dei titoli cinematografici dopo il passaggio in sala. Se avevamo espresso perplessità riguardo alla decisione di distribuire il campione di incassi Sole a Catinelle in esclusiva sulla piattaforma VOD del gruppo, Infinity, ora il focus si sposta su un tema più tradizionale, cioè la tv e la trasmissione in chiaro di titoli di nuovissima uscita. Parliamo in particolare dell’ultima opera di Paolo SorrentinoLa grande bellezza, che dopo aver fatto incetta di premi internazionali, compreso il Golden Globe, è sempre più in odore di Oscar… e di programmazione televisiva.  Nonostante il film sia uscito nei cinema appena lo scorso maggio, Mediaset ha reso noto che lo manderà in onda martedì 4 marzo su Canale 5, in prima serata, ad appena due giorni dalla celebre cerimonia di consegna degli Academy Awards. La mossa è ovviamente volta a sfruttare l’irripetibile momento di visibilità del film, ma contrae notevolmente i tempi previsti di solito per il passaggio dei titoli cinematografici sulle tv generaliste: una finestra di 24 mesi in pratica più che dimezzata da una simile programmazione, con conseguenze che non hanno lasciato indifferente il settore della settima arte.

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La notizia della trasmissione in prima tv  ha fatto sollevare le associazioni degli esercenti, contrarie a un accorciamento che potrebbe danneggiare non solo i cinema che hanno ancora il titolo in programmazione, ma anche l’home video e il video on demand. Dopo una “falsa partenza”, cioè l’annuncio poi non realizzato di una messa in onda già a gennaio, La grande bellezza è arrivato a inizio 2014 anche su Infinity, ed è perciò ancora nel pieno dello sfruttamento della sua finestra di streaming.

L’Anec (Associazione Nazionale Esercenti Cinema), insieme agli esercenti multiplex dell’Anem, alla Fice e all’Acec, ha sottolineato in particolare come “la scelta editoriale rischi di penalizzare l’ulteriore sfruttamento dell’opera all’interno della filiera audiovisiva”. La mossa, in particolare, appare tanto più pericolosa quanto va a inserirsi nel contesto di un tardivo quanto necessario sviluppo del “segmento legale del video on demand”: un quadro in cui secondo le associazioni è  necessario  “valorizzare tutti i canali della filiera senza ribaltare la cronologia dei media, una catena del valore la cui esistenza si traduce in una garanzia per tutti gli operatori dell’industria”.

Il cuore della questione, insomma, rimangono le modalità di sfruttamento e di fruizione dei film, anche se stavolta non si parla delle modifiche indotte dalle nuove tecnologie e dal VOD, bensì di un “vecchio” media che tenta di espandere i propri margini di profitto anche a scapito dell’on demand e di canali che comunque fanno parte dello stesso gruppo industriale. Un altro esempio degli ostacoli tutti italiani che l’on demand potrebbe affrontare per affermarsi nel nostro mercato.

 

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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