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CLIP, il duro film di Maja Milos inaugura una nuova stagione distributiva per il Kino – Intervista a Diego Botta

Già rinomato per la sua formula che unisce film e gastronomia di qualità, il Kino espande il proprio impegno nella distribuzione con CLIP: potente opera prima della regista serba Maja Miloš, che dalla sala del Pigneto arriverà in altre realtà italiane affini, in quella che potrebbe affermarsi come una vera rete alternativa di diffusione del cinema di valore.

Per chi frequenta la scena cinematografica della Capitale è difficile non aver sentito parlare del Kino: piccola sala cinematografica di qualità dotata anche di un bistrot, nata grazie all’iniziativa di un gruppo di professionisti del settore che si sono associati per far rinascere nel cuore del Pigneto quello che una volta era il cineclub Grauco, chiuso dopo ben 35 anni di attività. Una realtà che ha attirato subito l’attenzione per la sua particolare gestazione, ma che presto si è affermata a livello più ampio quale modello di sala urbana, capace di vincere quella crisi abbattutasi negli ultimi anni sul piccolo esercizio. Tra le peculiarità che hanno contribuito a far crescere il Kino, l’impegno nel portare al pubblico film d’autore mai distribuiti nel nostro Paese, scovati nelle principali manifestazioni cinematografiche europee. Questo è anche il caso di CLIP, opera prima della giovane regista serba ​​Maja Milos, che sarà in programmazione oggi e domani. Questa volta, però, il Kino si è fatto carico anche della sua distribuzione in tutta Italia, attivando una rete di strutture e festival affini allo spirito del cinema e ugualmente interessati a film potenti e senza compromessi come CLIP. Abbiamo chiesto di parlarci dell’iniziativa a Diego Botta, tra i fondatori di questa realtà che continua a dimostrarsi propulsiva e non solo per la scena cinematografica locale.

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Il Kino è sempre stato impegnato nel portare al suo pubblico opere di valore prive di un distribuzione classica in Italia. Cosa caratterizza la nuova esperienza distributiva intrapresa con CLIP?

Sono quattro anni che il Kino porta in Italia film che non hanno avuto occasioni distributive ma per cui esiste un certo tipo di pubblico, e non solo nella nostra città. Con CLIP però è la prima volta che il Kino prende ufficialmente un titolo in distribuzione. Il film ha vinto il Festival di Rotterdam, tratta tematiche giovanili e secondo noi esprime in un certo modo la linea editoriale di ciò che ci interessa come cinematografia. È un film forte, che divide, mantenendo sempre un linguaggio e un’estetica molto interessante. La nostra scelta voleva prima di tutto premiare questo progetto giovane e di successo, che abbiamo avuto modo di conoscere col Balkan Florence Express, un Festival che si svolge a Firenze all’interno dei 50 Giorni di Cinema. Loro hanno provato ad averlo nell’edizione dell’anno scorso. Noi per fortuna siamo riusciti a prenderlo qualche mese dopo e quest’anno, grazie alla nostra rete di contatti, lo stiamo portando sia a Firenze, all’interno appunto di quella manifestazione, sia a Bologna, in una realtà simile al Kino che viene organizzata presso il Cinema Europa, e adesso si sta parlando anche di Milano, Catania e Savona.

Quindi avete creato una sorta di rete distributiva alternativa?

Diciamo che questo film ci sta aprendo delle possibilità distributive alternative su un circuito di realtà cinematografiche simili al Kino, che ci sono in tutta Italia e che hanno un pubblico in ogni città.

E intendete ripetere l’iniziativa con altri titoli?

Sì, stiamo già trattando alcuni titoli. Negli ultimi anni si è molto trasformata la distribuzione e anche i costi distributivi che prima probabilmente non avrebbero consentito nemmeno l’ingresso in questo tipo di settore. Con questo cambiamento nel mercato del cinema ci sono delle possibilità in più, come la creazione di un circuito non direi “di nicchia” ma quasi. A Roma noi abbiamo un nostro pubblico, ma anche a Milano, Torino e altre città esistono sicuramente fasce di spettatori interessate a questo tipo di titoli, appassionati di cinema a cui piacciono film con una certa resa estetica. In questo senso la scelta di CLIP è stata molto adatta, perché è un film che non lascia indifferenti, di cui si può continuare a discutere anche usciti dalla sala, e questo ha spinto molte realtà ad interessarsi e a contattarci per collaborare con noi.

Negli ultimi anni il Kino è stato spesso citato, anche nel corso di incontri tra le principali associazioni di categoria della settima arte, quale esempio di come si possa mantenere vivo il cinema di qualità, soprattutto in un periodo in cui le sale urbane soffrono una forte crisi. Questa iniziativa ha anche il vantaggio di mostrare che il vostro modello può essere “esportabile”.

È proprio quello che stiamo cercando di fare. Lavorare in modo professionale prendendo delle decisioni forti sulla tipologia dei film, perché così si può creare una piccola rete e soprattutto creare un’occasione speciale in grado di smuovere le persone.  Ormai sono tantissimi gli eventi nell’ambito dell’offerta culturale e di intrattenimento, ma sono molto di meno i soldi. Per mobilitare le persone, convincerle a spostarsi verso il centro città, pagare il parcheggio, assistere a uno spettacolo, serve una proposta davvero diversa e in grado di interessare. Questo è il punto di partenza, a cui occorre aggiungere anche una consapevolezza della propria presenza sul territorio e la creazione di un rapporto con gli esercenti  dei cinema più piccoli e con altre associazioni come la nostra. Una volta stabilito questo rapporto di fiducia, allora si può far rete e proporre film diversi. CLIP è un una testa di ponte in questo senso. Non è un obiettivo finale bensì un inizio.

Oltre alla qualità della programmazione, quali sono i punti di forza del “modello Kino”?

Credo che il punto di forza del Kino sia soprattutto la comunità che ha creato intorno a sé. Pur essendo un’associazione nata soprattutto da professionisti, è riuscita ad aggregare intorno a sé una comunità, e lo ha fatto prima di tutto scegliendo film che in questi anni sono andati molto bene. Abbiamo fatto Steve McQueen  prima che uscisse in Italia al cinema, così come Harmony Korine in lingua originale in contemporanea con Spring Breakers, che non era andato molto bene in sala, o il documentario su Rodriguez, che non aveva avuto grandi risultati ma è tornato in programmazione grazie all’effetto rilancio del Kino. Essendo tutti del settore abbiamo avuto la fortuna di avere contatti, accesso a tante informazioni, persone che ci hanno suggerito titoli o film che abbiamo trovato noi stessi. Fondamentale è stato inoltre il confronto all’interno della comunità di soci, che ci ha permesso di riflettere e discutere approfonditamente ogni scelta. Abbiamo sempre lavorato in direzione di una qualità cinematografica e questo, chi ama i film, lo riconosce.  Tutto ciò si unisce poi a un discorso enogastronomico di pari livello. Abbiamo sempre prestato attenzione anche alla parte food & beverage, per cui chi viene al Kino sa di poter trovare una tapas buona piuttosto che un bicchiere di vino a chilometro zero. Quello che proponiamo non è solo un’esperienza cinematografica ma anche di gusto e di olfatto, cioè l’esperienza di una serata completa. Uno dei motivi per cui i cinema stanno soffrendo è che è un tipo di intrattenimento che richiede un’intera serata, bisogna raggiungere il luogo, trovare parcheggio ecc. Quando vieni al Kino puoi fare aperitivo, portare il vino in sala e soprattutto avere uno spazio per poter parlare del film dopo la proiezione con le persone con cui l’hai visto, senza la necessità di spostarsi altrove come succede in molti cinema classici. E questo è un di più che ha trovato un certo consenso e ha creato una comunità.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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