You are here
Home > Cinema > Zuliani, Cubovision: il VOD cresce tra le famiglie italiane, soprattutto con la formula ad abbonamento

Zuliani, Cubovision: il VOD cresce tra le famiglie italiane, soprattutto con la formula ad abbonamento

Prevalenza del cinema tra i consumi degli utenti, il sorpasso delle tv connesse in Rete, le buone performance dell’offerta SVOD e le prospettive per i film indipendente e di nicchia. Abbiamo chiesto al responsabile dei progetti speciali di Cubovision, Stefano Zuliani, di parlarci dell’evoluzione della piattaforma on demand di Telecom, nonché della possibile partnership con il tanto atteso portale Anica on Demand.

Dove si parla di cinema e delle prospettive future di questo comparto industriale, ormai è difficile non parlare anche di video on demand. Come abbiamo illustrato già nel nostro speciale sul VOD, la fruizione di film in Rete rappresenta ormai anche in Italia la principale speranza di recuperare parte dei ricavi persi negli ultimi anni dal mercato dell’home video, nonché una forma di consumo destinata a incidere sul resto della filiera. Per questo il tema è stato affrontato a Venezia nel corso della tavola rotonda dedicata ai giovani filmmaker Dalla produzione alla distribuzione cinematografica under 35, cui ha partecipato il responsabile dei progetti speciali di Cubovision Stefano Zuliani. Gli abbiamo chiesto un parere sull’andamento del mercato del VOD, soprattutto in considerazione del particolare posizionamento di Cubovision, tra i pochissimi operatori italiani del settore a presentare un’offerta ad abbonamento.

Home Page   Cubovision

Stefano Zuliani, durante il suo intervento ha parlato di numeri che crescono meno velocemente del previsto, come mai?

Mi riferivo alle attese che avevamo circa quattro anni fa, i numeri in realtà stanno crescendo e questo significa che stiamo finalmente vincendo la resistenza degli italiani all’interattività. Diversamente da altri Paesi europei equivalenti, abbiamo avuto una televisione generalista imperante e totalizzante per 50 anni e questo rende il passaggio non banale. La stessa iTunes, che altrove fa numeri clamorosi, da noi si deve accontentare di cifre più contenute. Con loro ci dividiamo il mercato del TVOD [transactional video on demand, basato sul noleggio e il pagamento di un singolo contenuto ndr], ma oltre a quello noi offriamo pacchetti di SVOD [subscription video on demand, basato su un menu di titoli accessibili previo abbonamento] che al costo di 10 euro al mese consentono di fruire di una trentina di “canali”, anche se ovviamente non in senso classico perché si parla sempre di on demand e non di un flusso continuo di programmazione. Il nostro servizio comprende vari canali dedicati al cinema, alle serie tv, ai documentari, ai bambini, ai concerti, con una gamma di offerta completa che, insieme al costo modico di abbonamento, dovrebbe aiutare a catturare l’attenzione di tutti i target.

Cubovision è praticamente l’unica piattaforma italiana con una vasta offerta di subscription video on demand. Avete ottenuto buoni riscontri da questo modello?

Il modello subscription è stato sicuramente una scelta giusta, che abbiamo fatto ormai un paio di anni fa. Grazie ai nostri canali commerciali, che sono il customer care telefonico e la presenza dei negozi, riusciamo a essere efficaci nella vendita di questi pacchetti. SVOD e TVOD comunque crescono in parallelo: in molti casi le persone vogliono assaggiare e capire di cosa si tratta attraverso il singolo acquisto per poi passare all’investimento teoricamente più importante. È il caso di dire teoricamente perché 2-3mila titoli per 10 euro al mese è davvero un’offerta per tutti i gusti.

Si può avere un dato più preciso su quanto contano rispettivamente TVOD e SVOD per il vostro business?

Non i dati esatti, però posso dire che la gran parte è costituita dal subscription video on demand, che il cinema rappresenta più della metà dei consumi e che, per fortuna, siamo arrivati alla fase in cui i consumi dalle tv connesse in Rete, senza alcun tipo di set-top box, cominciano a essere maggioritari rispetto a quelli dal Cubo device. Il dispositivo faceva parte della nostra offerta originaria volta a sbloccare un mercato in cui i televisori non erano ancora adeguati a essere connessi a Internet. Ora invece lo sono e abbiamo accordi con LG e Samsung che ci permettono di raggiungere il 50-60% del mercato italiano dei nuovi televisori, anche se un qualunque apparecchio con una presa scart può comunque accedere alla nostra offerta grazie al Cubo device.

Quali sono invece le performance del web?

Abbiamo una piattaforma web ma non è quella che ci sta dando maggiori soddisfazioni, anche perché non è quella su cui stiamo puntando in termini promozionali e commerciali. La stiamo rivedendo ma, per ora, ci interessa prima di tutto entrare nelle case e nei salotti delle famiglie, attraverso la televisione, e nelle “tasche” degli italiani attraverso tablet e smartphone. La componente web è comunque molto importante, rappresenta un biglietto da visita. Lì la concorrenza è più accentuata, per questo stiamo collaborando con altri attori come Own Air per sbloccare un mercato di cui conosciamo le prospettive, ma che deve ancora innescarsi veramente. Prevediamo lo faccia nel prossimo anno.

Qualche tempo fa si parlava anche della possibilità di una collaborazione tra Cubovisione e il nuovo portale delle associazioni dell’industria del cinema, l’Anica On Demand, che tuttavia continua a subire ritardi. C’è ancora possibilità che veda la luce?

 Stiamo dialogando da tempo con Anica anche in maniera più che soddisfacente, perché la vediamo allo stesso modo su come evolverà il mercato e sulle scelte giuste da fare per il cinema italiano, per valorizzarlo. La questione non è semplice perché l’Anica è un’associazione composta da personalità molto forti, ognuna con una sua idea. Posso dire, però, che il discorso sta progredendo, ci aspettiamo di sbloccarlo entro la fine dell’anno ma il passaggio non è ovvio. Ciascun produttore ritiene di poter massimizzare il suo risultato trattando direttamente con noi e con altri ma non è così, in questa fase o si fa massa d’urto o si avranno soddisfazioni di breve respiro.

Spesso si parla dell’on demand come canale alternativo di distribuzione per film indipendenti, o comunque realizzati da piccole produzioni con piccoli budget. Rientra tra le vostre prospettive? Può rivolgersi a voi un piccolo produttore che intende distribuire il suo titolo direttamente on demand?

Un piccolo produttore al momento passa dai nostri partner tra cui appunto Own Air, Cineama e altri, che ci aiutano a selezionare i film d’autore principalmente internazionali, ma anche nazionali, che noi inseriamo nel canale Cameo. Abbiamo fatto una prima piccolissima esperienza di coproduzione con il film Che strano chiamarsi Federico! di Ettore Scola, presentato qui al festival, ma riteniamo di non avere la dimensione adatta, anche in termini di persone, per dialogare con tante entità. Però fa parte degli obiettivi che ci diamo: avere un ruolo anche nella fase iniziale di produzione o concepimento di un progetto. Vorrei riparlarne con più dati e più sostanza tra un paio di anni.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
Top
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI 
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI