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Copyright: Google di nuovo nel mirino del fronte antipirateria

Il 74% delle violazioni al diritto d’autore avviene a seguito delle ricerche, anche innocue, condotte sui portali online: è quanto sostiene la Motion Picture Association of America, che bacchetta soprattutto Big G per la scarsa efficacia delle misure intraprese contro l’offerta illegale.

La MPAA (la Motion Picture Association of America, che riunisce le sei principali major hollywoodiane) torna all’attacco di Google e degli altri grandi portali Internet sul tema della pirateria. Se circa un anno fa l’associazione ha salutato come un successo l’impegno di Big G a modificare il proprio algoritmo per eliminare dai risultati di ricerca i contenuti offerti in violazione del copyright, ora Hollywood torna a bacchettare la Silicon Valley, sulla scia di uno nuovo studio che dimostrerebbe il ruolo preponderante giocato dai colossi del web nell’alimentare il traffico verso siti “malevoli”.

MPAA violazione copyright

Come illustrato nella ricerca, il 74% degli utenti sostiene di aver raggiunto per la prima volta destinazioni contenti film e serie tv piratate grazie ai motori di ricerca, anche quando l’obiettivo non era trovare l’offerta illegale. Il 58% delle interrogazioni che hanno condotto verso materiale lesivo del copyright, inoltre, contenevano solo parole chiave generiche, come il titolo delle opere o l’indicazione di volerle vedere online, senza alcun riferimento specifico alla volontà di fruirne in maniera illegale. Il dito però è puntato soprattutto verso Google, da cui proverrebbe ben l’82% delle visite a materiali lesivi del copyright, trovati attraverso ricerche “innocue” su Internet. Secondo lo studio non ci sarebbero dunque prove dell’efficacia delle misure adottate dal portale per eliminare o declassare l’offerta illegale nei suoi risultati di ricerca.

L’indagine della MPAA arriva dopo una serie nutrita di ricerche analoghe condotte da entrambi i fronti della lotta alla pirateria. La scorsa settimana NetNames ha pubblicato i risultati di uno studio, commissionato da NCBUniversal, secondo cui il 24% dell’uso di banda in Nord America, Estremo Oriente ed Europa è dedicato alla violazione delle norme sul diritto d’autore. Il traffico Internet impiegato a tale scopo sarebbe addirittura aumentato del 160% tra il 2010 e il 2012.

Un altro recente documento, rilasciato dalla Computer & Communications Industry Association, ha invece “discolpato” parzialmente i portali web, mostrando come i siti “principe” per l’infrazione del copyright quali Pirate Bay ricevano poco traffico dai motori di ricerca. La stessa Google, che non ha commentato lo studio dell’MPAA, ha presentato lo scorso mese un report sugli sforzi compiuti nell’antipirateria, in particolare nello sradicamento e nel rigetto dei siti malevoli dai servizi di advertising e pagamento, dimostrandosi così un esempio per l’intero settore.

 

 

Fonte: Los Angeles Times

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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