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Lotta alla pirateria: serve lo sviluppo dell’offerta legale

Una disponibilità di prodotti audiovisivi a condizioni appetibili e concorrenziali, anche in termini di window, è la nuova frontiera della lotta alla violazione del copyright, riconosciuta come priorità dalla stessa Agcom.

Nonostante l’industria culturale continui a sentire fortemente l’esigenza di una normativa per la difesa del copyright adeguata agli attuali livelli tecnologici, l’adozione di un apposito Regolamento da parte dell’Agcom, salvo un eventuale intervento in materia da parte delle Camere,  non è l’unica misura su cui puntare per un efficace contrasto alla pirateria. A sottolinearlo è stato lo stesso garante per le Comunicazioni, in occasione di un workshop tenuto la scorsa settimana alla presenza non solo dei principali stakeholder dell’industria dell’intrattenimento, ma anche di rappresentanti provenienti da analoghe Authority comunitarie ed europee, in grado di fornire un confronto sui principali modelli e le criticità riguardanti la tutela della proprietà intellettuale in Rete.

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La prima garanzia fornita da Marcello Cardani, presidente dell’Agcom, è stata ovviamente quella di riprendere in mano la regolamentazione messa in standby dalla precedente amministrazione e di pervenire entro l’estate a una delibera sulla lotta alla pirateria online. Sempre facendo salva la possibilità, ritenuta tuttavia improbabile da parte degli analisti, che il Parlamento decida di riappropriarsi del compito e di emanare un’apposita legge in materia. Tra i punti saldi già annunciati per il nuovo impianto normativo, che intende presentarsi volutamente “soft”, si prevede prima di tutto che l’Autorità possa intervenire contro le violazioni del copyright esclusivamente su segnalazione dei diretti interessati e mai d’ufficio, concentrandosi in particolare sugli illeciti con una portata “di massa”, piuttosto che sullo scambio di singoli file. Altrettanto importante la garanzia del contraddittorio e l’educazione degli utenti alla legalità, in particolare attraverso la promozione di un’offerta legale efficiente e appetibile per l’audience online.

Se la pirateria continua a essere il nemico da combattere, la strada della distribuzione sul web del prodotto audiovisivo è emersa forse mai così chiaramente come un’arma di fondamentale importanza per i detentori dicopyright, quasi al pari della leva normativa.  È stato infatti lo stesso Cardani a sottolineare, nell’ambito dell’incontro, l’esigenza di costruire un mercato legale in Rete, con un’offerta capace di apparire concorrenziale rispetto a quella tradizionale non da ultimo in termini celerità con cui i prodotti audiovisivi possono approdare online rispetto a quanto non facessero coi negozi di dischi e videostore. Un’ottica tanto più ragionevole quanto più si tenga conto, come ha sottolineato Kerstin Jorna della Direzione Generale Mercato interno e Servizi della Commissione Ue, delle controindicazioni di un contrasto alla pirateria perseguito attraverso le “vecchie” vie giudiziarie.  Le ben note lungaggini dei tribunali europei possono far sì che una causa si risolva non prima di due anni (tra i tre e i cinque anni nel caso italiano), con esborsi di migliaia di euro che non sempre si rivelano garanzia di risarcimento.  Anche i dati economici relativi al tanto esaltato modello francese dell’Hadopi (tre avvisi e la disconnessione), non sembrano condurre a diversa conclusione: stando a quanto riportato  Sarah Jacquier, Responsabile per gli aspetti giuridici dell’organismo francese contro la pirateria, in tre anni si sono avuti 1,7 milioni d’interventi di primo grado e 159 mila di secondo grado. Ma a fronte di un sostegno pubblico di 33 milioni di euro, l’unica penalità effettivamente comminata è stata una multa da 150 euro.  Anche gli effetti deterrenti del sistema sembrano inoltre messi in discussione dal molto discusso Rapporto Lescure: una serie di proposte relative all’industria dell’audiovisivo attualmente al vaglio del Governo d’Oltralpe, che oltre a soffermarsi sul finanziamento del settore culturale attraverso una tassa da applicare a  smartphone e tablet, prevedono anche di ammorbidire in maniera sostanziale la normativa antipirateria e soprattutto di abolire l’Hadopi (Haute Autorité pour la diffusion des oeuvres et la protection des droits sur l’Internet) per attribuirne le competenze a un organo amministrativo non più ad hoc.

Secondo la Fapav, la federazione nostrana contro la pirateria audiovisiva, in Italia si può stimare la presenza di 385 milioni di file condivisi illegalmente, con un danno economico di 500 milioni di eruo. Di contro, secondo il docente universitario Guido Scorza, il costo di un intervento “globale” contro questi illeciti sarebbe di 60 milioni di euro, ma rimarrebbero comunque da stabilire i soggetti che dovrebbero farsene carico. Il presidente di Confindustria Cultura, Marco Polillo, da parte sua ha sostenuto la necessità di concentrarsi sul contrasto ai grandi siti pirata, sottolineando come non sia affatto interesse del mondo della produzione culturale ledere la privacy di chi naviga sul web, penalizzare in via diretta chi scambia file online, censurare o filtrare i contenuti che passano in Rete. Decisamente contro la posizione del governo francese si è schierato infine il presidente di Confindustria Digitale, Stefano Parisi, secondo cui la tassazione dei dispositivi sarebbe solo un modo per aggirare il problema della pirateria e non per risolverlo. A tal proposito, invece, sarebbe fondamentale la previsione di adeguati strumenti di enforcement, ma anche di un’offerta legale attraente per i consumatori. Per quanto riguarda il settore cinematografico, in particolare, Parisi ha auspicato una revisione delle finestre in grado di rendere più tempestiva la disponibilità in Rete dei contenuti desiderati dagli utenti.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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