You are here
Home > Cinema > Cinema e digitale: mancano ancora oltre mille schermi, ma cresce la multiprogrammazione

Cinema e digitale: mancano ancora oltre mille schermi, ma cresce la multiprogrammazione

Palinsesti flessibili e multiprogrammazione per riportare al cinema la parte di pubblico persa negli ultimi anni: ecco le possibilità offerte alla sala dalla trasformazione tecnologica attualmente in corso, che con il digitale porta con sé la promessa non solo di un abbattimento dei costi di distribuzione ma anche di un’offerta più articolata e diversificata, potenzialmente…

Palinsesti flessibili e multiprogrammazione per riportare al cinema la parte di pubblico persa negli ultimi anni: ecco le possibilità offerte alla sala dalla trasformazione tecnologica attualmente in corso, che con il digitale porta con sé la promessa non solo di un abbattimento dei costi di distribuzione ma anche di un’offerta più articolata e diversificata, potenzialmente in grado di ritagliarsi sul proprio pubblico, le sue esigenze e specificità. Questo il tema del convegno Quale digitale, quale cinema, quale programmazione, svoltosi ieri a Roma presso l’insolita location del megastore Eataly, promosso dall’ANEM – Associazione Nazionale Esercenti Multiplex e dalla Direzione Generale Cinema del Mibac.

sala2

“Lo sviluppo del mobile presenta cifre incredibili anche per la tv di massa, è la piattaforma convergente di tutte le piattaforme di tipo mediale” ha spiegato Simonetta Pattuglia dell’Università di Tor Vergata, illustrando il contesto più generale in cui la filiera cinematografica si trova a operare e da cui tra l’altro non è più possibile prescindere. Connessione permanente, necessità di condivisione, multitasking ma soprattutto coinvolgimento attivo a tutti i livelli: ecco le caratteristiche del nuovo consumatore digitale, su cui puntare anche tramite l’e-commerce o comunque tenendo in mente la necessità di rivedere il ruolo dell’esercizio in un momento in cui il pubblico non è più focalizzato solo sul prodotto ma anche sull’esperienza di consumo.

Tornando al processo di digitalizzazione degli schermi, uno studio approfondito sullo stato del parco sale italiano e sull’andamento della multiprogrammazione è stato presentato da Bruno Zambardino dell’Università La Sapienza.  In un contesto globale in cui l’abbandono dell’analogico ha già coinvolto il 75% delle strutture presenti a livello mondiale, l’Italia ha accelerato la transizione chiudendo il primo trimestre 2013 con il 62% di schermi digitali. Ne mancano all’appello più di 1.200, mentre in Francia, per avere un termine di paragone, ne rimangono solo 400 grazie a interventi speciali destinati sin dal 2010 alle strutture più fragili. Misure con cui il Paese d’Oltralpe è riuscito a convertire 5 mila sale, pari al 95% del totale. L’Italia, di contro, ha adottato un mix di strumenti di sostegno: il vpf, cioè il contributo delle distribuzioni all’acquisto delle nuove attrezzature (che in Francia è stato stabilito per legge) ha contribuito finora per 15 milioni di euro – parliamo del solo virtual print fee interno, senza cioè il coinvolgimento dei terzi integratori – ma nei prossimi anni dovrebbero essere corrisposti altri 36 milioni per un piano totale di ammortamenti di 50 milioni di euro. Il sistema avrebbe perciò funzionato, salvo le difficoltà di accesso incontrate da alcune tipologie di strutture. A livello pubblico, il tax credit destinato alla digitalizzazione ha coperto 24 milioni di euro, che hanno attivato 80 milioni di investimenti complessivi, mentre il contributo  arrivato dalle Regioni è stimato in 60 milioni di euro. Nel frattempo, le dinamiche del processo di digitalizzazione sembrano essersi riflesse anche sul box office: la quota di mercato delle sale già passate alla nuova tecnologia è infatti del 65%, se si considerano solo gli schermi, e dell’86% per quanto riguarda le strutture. Si contrae in parallelo il peso delle monosale, che rappresentano il 16% degli schermi totali ma che nel 2012 hanno contato solo per l’8% degli incassi.

Interessante inoltre lo studio condotto su circa 800 strutture per indagare i benefici concreti della flessibilità dei palinsesti cinematografici. Sono stati presi in considerazione tre indicatori: la profondità̀ dell’offerta, vale a dire il numero di titoli per struttura, il tasso di multiprogrammazione, cioè la percentuale dei giorni in cui su un unico schermo sono stati proiettati titoli diversi, e l’incasso medio per schermo. Ne è risultato come non sempre la maggiore redditività delle sale si accompagni alla maggior flessibilità nella programmazione, per quanto ci siano veri e propri case study come quello del multisala Lux di Roma, che mantenendo 15 film in 10 sale, con più di 60 spettacoli settimanali, sembra aver applicato in modo esemplare la multiprogrammazone. Non solo tramite quelli che vengono comunemente chiamati “contenuti alternativi” (concerti, opere, riproposizione di classici della cinematografia ecc), ma anche con iniziative del tutto peculiari quali proiezioni antimeridiane il sabato e la domenica o quelle in lingua originale per la sera.

Passando invece proprio ai contenuti alternativi, la ricerca presentata da Zambardino ha mostrato un boom del fenomeno, con un +115% di incassi per gli spettacoli di questo tipo tra il 2011 e il 2012. Dal punto di vista strettamente numerico, tuttavia, si tratta solo di un centinaio di eventi, 93 per l’esattezza, che hanno attratto poco più di 300 mila spettatori per meno di 3 milioni di euro di guadagno. Cifre che contano ancora per meno dell’1% rispetto al botteghino nazionale, per quanto nel corso dell’ultimo anno si sia assisto a una diversificazione maggiore, anche nei soggetti fornitori di tali contenuti.

Passando alle testimonianze dirette, l’incontro organizzato dall’ANEM è stato anche l’occasione per parlare dell’esperienza di circuiti importanti come UCI e The Space Per quanto riguarda il primo, è stata sottolineata l’importanza della nuova tecnologia anche per un segmento meno considerato della programmazione cinematografica, vale a dire gli spazi pubblicitari. 39 sono stati invece gli spettacoli alternativi a raggiungere gli schermi del circuito nel 2012, in netta crescita rispetto ai 22 del 2011, ma per un totale di 63mila presenze contro i 17 milioni totali realizzati dalle sale della catena. In crescita la programmazione di contenuti alternativi anche nelle sale del leader di mercato The Space, che a questo scopo ha creato anche un brand a parte, The Space Extra. Un programma nato da poco più di un anno, che però ha già attirato 150mila spettatori e si propone di raggiungere i 300mila nel 2013.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
Top
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI 
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI