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Mercato dei media: crescono gli introiti dell’informazione online, ma non compensano le perdite della stampa

Gli investimenti pubblicitari sulle testate web aumentano del 3%, ma rappresentano ancora solo una piccola parte dei ricavi combinati di giornali on e offline. Sempre in calo la readership tradizionale, ma con flessioni meno drastiche rispetto al passato.

Carta vs. web: è questa l’ombra che si staglia sul prossimo futuro dell’industria dell’informazione? In realtà le sfumature del confronto sono molteplici, come mostra l’esempio statunitense ben fotografato dal rapporto The State of News Media 2013, elaborato dal Project for Excellence in Journalism del  Pew Research Center. Uno studio da cui emergono tendenze contrastanti: da un lato, la crescente importanza dei nuovi pubblici digitali a fronte della contrazione di lettori e spettatori tradizionali, dall’altra un drastico calo negli investimenti pubblicitari sui “vecchi” media, decisamente non compensato dagli introiti delle piattaforme online. Un gap di risorse che secondo il centro di ricerca si rispecchia negativamente anche sul livello qualitativo dei contenuti offerti dai media classici, come le tv sempre più focalizzate sulle trasmissioni in studio, o quotidiani e periodici sempre più impegnati nel rilancio di notizie recuperate da altre fonti, piuttosto che nella copertura completa e circostanziata di argomenti anche in cima all’agenda politica e sociale (vedi crisi economica ed elezioni presidenziali). Il risultato? Stando a un sondaggio condotto sempre all’interno della ricerca, un terzo dei partecipanti avrebbe abbandonato la propria testata di riferimento per l’abbassamento del livello delle notizie. La stampa, inoltre, avrebbe visto ridurre notevolmente la propria capacità di impiego, con un calo del 30% rispetto al picco registrato nel 2000 e un totale di occupati full time sceso a circa 40 mila per la prima volta dal 1978.

Ecco nel dettaglio i dati chiave sull’andamento del mercato USA dell’informazione nel 2012.

NEWS SEMPRE PIÙ DIGITALI

Se nel 2012 c’è stata una crescita di pubblico, lo si deve principalmente agli organi digitali e alla moltiplicazione radicale dei dispositivi su cui fruire di questo tipo di notizie. Nel corso dell’anno il traffico verso i 25 principali siti americani di informazione è aumentato del 7,2% (dati ComScore),  mentre secondo l’indagine condotta dall’istituto di ricerca, il 39% dei soggetti sentiti ha indicato “ieri” come ultima data di consultazione di news online o tramite mobile, in aumento di 5 punti percentuali rispetto allo stesso studio del 2011. Accedere alle notizie, d’altra parte, sembra essere una parte importante del consumo di questo tipo di device: il 64% dei possessori di tablet sostiene di consultarle una volta a settimana, il 37% quotidianamente; le percentuali diventano rispettivamente 62 e 36% per gli utenti di smartphone. Anche i social network sembrano essere diventati una cassa di risonanza importante per la diffusione delle news giornalistiche tra amici e parenti (15% degli intervistati), soprattutto nella fascia d’età 18-25, ma non al punto da sostituire il passaparola a voce (72%).

AUDIENCE

Sul fronte di audience e readership, il 2012 ha visto modificarsi lievemente alcune tendenze rilevanti. Se l’incremento più significativo si deve, appunto, ai media digitali,  le perdite principali non si sono registrate sulla carta stampata, che anzi è riuscita a contenere l’emorragia di lettori (-0,2% per i giornali e -0,1% per le riviste), bensì sulle tv locali. Sempre per quanto riguarda la carta stampata, il Pew Research Center attribuisce l’arresto del trend in ripida discesa alla decisione, sempre più diffusa tra le testate, di introdurre un pay wall per le proprie pubblicazioni online.  Secondo la ricerca, sarebbero 450 i quotidiani in procinto di implementare un sistema ad abbonamento online (cioè poco meno della metà rispetto ai complessivi 1.380 editi a livello nazionale). Il pay wall, tra l’altro, è descritto quale modello più conveniente per i cartacei tradizionali, come dimostrerebbe l’esperienza ormai pluriennale del New York Times, che ha dichiarato di aver visto per la prima volta gli introiti derivanti dalle vendite superare quelli delle inserzioni.

PUBBLICITÀ

È senza dubbio il fronte su cui più si evidenziano le attuali criticità del mercato. Se, da una parte, la raccolta dei media digitali nel 2012 è cresciuta del 3%, il suo livello si è fermato a 3,3 milioni di dollari. Quella della carta stampata, di contro, è diminuita di circa il 7%, scendendo sotto la soglia dei 20 milioni di dollari. I ricavi pubblicitari complessivi di stampa e online per l’anno passato sono perciò di 22,5 milioni di dollari, pari a un decremento di oltre 5 punti percentuali rispetto ai 23,9 milioni del 2011.  Il rapporto, è di 16 dollari persi dai giornali per ogni dollaro guadagnato dall’online: nel 2011 la proporzione era di 10 a 1. Unica nota positiva è che i ricavi derivanti dalle vendite, per la carta stampata, si sono mantenuti stabili per tutti gli ultimi 20 anni, dimostrando perciò la sproporzione del calo di investimenti da parte degli inserzionisti.

Secondo il Pew Research Center, non si può sperare nemmeno in un sostanziale balzo verso l’alto degli introiti provenienti dall’advertising sul mobile: nonostante la spesa pubblicitaria complessiva per questo settore si sia attestata su 2,6 miliardi di dollari nel 2012, la maggior parte delle risorse vengono indirizzate verso pochi grandi player. Lo dimostrerebbe il caso del Display Advertising, dove il 72% degli investimenti è stato intercettato da appena sei soggetti, tra cui Twitter, Google e Facebook. Il rischio, mette in guardia perciò il centro di ricerca, è quello che prendano sempre più piede le pubblicità sotto forma di redazionali. Un esempio sarebbero i native ads, il cui tasso di crescita risulta secondo solo a quello dei video pubblicitari, ma che trasferiti  in un contesto editoriale sono descritti come possibile crepa nell’integrità dell’informazione fornita al pubblico.

 

In definitiva, la lezione proveniente dal mercato USA dei media sembra non solo la necessità di rivedere gli attuali rapporti tra carta stampata e web, ma anche di rivederli alla luce di una crisi degli investimenti pubblicitari che non solo riguarda tutte le piattaforme, ma rischia di influenzare negativamente, o quanto meno di rallentare, il passaggio a nuovi modelli di consumo dell’informazione on e offline. Una realtà da cui non è affatto estraneo lo scenario italiano, come ben mostrano anche le ultime notizie provenienti dal settore: dal drastico piano di ristrutturazione di Rcs Media Group che ha portato allo sciopero della redazione del  Corriere della Sera, fino all’ipotesi dell’introduzione di un pay wall per l’edizione online di Repubblica, discussa non molto tempo fa da Carlo De Benedetti.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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