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Tozzi: a febbraio il lancio di Anica on Demand, ma l’antipirateria è la priorità per difendere l’offerta legale

Il presidente dell’Anica commenta i dati sul cinema italiano nel 2012, oggetto di una flessione attribuibile non solo a un problema di prodotto ma, secondo Tozzi, anche all’affermazione di un nuovo modello di consumo basato sulla pirateria.

Ieri sono stati presentati i dati sull’andamento del mercato del cinema italiano nel 2012. Dati che hanno confermato la perdita di biglietti venduti (circa 10 milioni rispetto all’anno precedente), così come la notevole riduzione della quota di mercato detenuta dal prodotto nazionale. Per quanto i film made in Italy siano stati tra i più penalizzati in questa annata, caratterizzata anche da una stagione estiva particolarmente debole e quasi priva di titoli nostrani, secondo il presidente dell’Anica, Riccardo Tozzi, non ci sarebbe alcuna correlazione diretta tra la flessione del mercato nel suo complesso e quella relativa alla “fetta” tricolore.

Ecco il commento che ci ha rilasciato in occasione della presentazione ufficiale dei risultati del cinema italiano nel 2012:

“Il trend negativo, in realtà, è già cominciato nel 2011, solo che è stato offuscato dalla grande performance dei film italiani. Già allora c’è stata però una flessione secca rispetto al 2010, quindi siamo già al secondo anno in calo. Questo indica che c’è un problema di consumo di cinema in Italia che prescinde dal migliore o peggiore andamento del prodotto nazionale. I risultati di quest’anno ci spingono a una giusta riflessione su come sono andati i film italiani, ma non possono essere assunti come la causa di un ribasso cominciato quando la quota di mercato del prodotto nazionale era molto più alta. Il nodo centrale, semmai, è il modello di fruizione instauratosi negli ultimi anni in Italia, dove c’è un vasto pubblico, non solo giovanile ma anche colto e di mezza età, che vede illegalmente film in streaming in Rete e lo trova assolutamente normale. Quando ci sono meno soldi e meno tempo, non si sacrifica perciò il film: si sacrifica l’uscita da casa, perché il film si può vedere ugualmente tra le mura domestiche. Quest’anno i titoli di Natale erano tutti e tre in streaming contemporaneamente e gratis. Molti probabilmente sono andati al cinema comunque, magari però solo una volta, e hanno visto comunque tre film. Questo modello purtroppo si è già piuttosto stabilito nella nostra cultura del consumo cinematografico: se si dovesse stabilizzare definitivamente, sarebbe la fine del cinema italiano, perché gli americani continueranno a produrre i loro film nel loro sistema, mentre noi dobbiamo partire da questo e non li potremmo più produrre.  La cecità della politica, del mondo della cultura e dell’informazione su questo tema rischia di essere fatale”.

Questa difficoltà che si percepisce nel pubblico a “uscire di casa” per vedere i film, sembra però riportare anche al problema del circuito delle sale italiane, che negli ultimi anni ha visto tra l’altro la chiusura di molti cinema di prossimità.  Un’impressione in parte confermata anche dal presidente dell’Anica:

“Se in un tessuto urbano il servizio delle sale urbane non è esteso, efficace e molto attraente, è più facile che un consumatore preferisca magari andare al ristorante e poi vedersi il film in streaming in modo gratuito a casa”.

Per quanto riguarda un modello di consumo sempre più incentrato sulla violazione del copyright, ci viene invece spontaneo rilevare gli effetti negativi della prolungata assenza di un’offerta legale alternativa e adeguata, che solo da poco sembra affacciarsi quale possibile concorrente al download o allo streaming illegale.

“Indubbiamente – commenta a proposito Tozzi – nel momento in cui si chiede un intervento pubblico contro la pirateria, bisogna andare avanti con l’offerta legale. Questa comunque arriverà di sicuro, perciò bisogna essere pronti con l’antipirateria altrimenti sarà inutile. Non si può vendere, anche in un bel negozio, un prodotto a un prezzo, se nel negozio accanto, magari un po’ bruttino, lo stesso prodotto è gratis”.

Più complessa invece viene considerata la questione delle finestre per l’arrivo online e on demand dei titoli cinematografici. Finestre che ovviamente giocheranno un ruolo fondamentale nello stabilire il successo dei nuovi servizi VOD [vi rimandiamo al nostro speciale sull’argomento].

“Le finestre sono il tema più delicato – ha detto Tozzi – Non credo ci sia qualcuno che possa avere dubbi sul fatto che è un sistema da rivedere. Ma va rivisto senza traumi. Cioè con pressioni, discussioni e anche litigate con i colleghi nelle diverse funzioni, ma sempre insieme. La catena va modificata,non spezzata”.

Sempre parlando di video on demand, inevitabile chiedere le sorti del portale dell’Anica dedicato al cinema italiano. Un progetto di cui si attende da lungo tempo la partenza, e che dovrebbe arrivare a brevissimo in Rete in beta testing, per poi diventare operativo ufficialmente dalla seconda metà di febbraio:

“È davvero questione di giorni – ci assicura il presidente dell’associazione – Abbiamo avuto degli enormi problemi con la ricostruzione dei diritti, perché il diritto video on demand, se si guarda a film di 15-20 anni fa, non era neanche immaginato. I titolari dei diritti theatrical o televisivi non sanno nemmeno se lo detengono, per cui muoversi in un tale contesto è stato estremamente difficile”.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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