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YouTube cancella 2 miliardi di visualizzazioni dai canali musicali di Sony e Universal: sono dei fake?

Il caso della radicale “pulizia” operata da YouTube su diversi canali di etichette discografiche e cantanti, riaccende il dibattito sulla compravendita di falsi fan e finte attività sui social network.

Una guerra dei click si è scatenata in Rete, o più precisamente una controversia tra chi pensa che YouTube stia semplicemente riconteggiando le views dei suoi canali, e chi invece sostiene che il portale stia mettendo in atto una politica di controllo più severa nei confronti delle finte visualizzazioni e delle attività generate da account fake, o comunque pagati per “gonfiare” le performance dei video. A scatenare la questione, le drastiche “pulizie invernali” effettuate la settimana scorsa da Google nei confronti di alcuni canali YouTube, che non solo hanno fatto crollare il numero di visualizzazioni di etichette come Sony/BMG (che ha perso più di 850 milioni di visualizzazioni), Universal (meno un miliardo) o RCA Records (meno 159 milioni), ma hanno colpito anche artisti quali Michael Jackson, Chris Brown, Beyoncé e Avril Lavigne. Parallelamente, come ha sottolineato il sito The Daily Dot, molti utenti individuali hanno cominciato a ricevere delle notifiche per violazione dei termini di servizio del portale, in particolare di quelli descritti al punto 4 sezione H, riguardanti per l’appunto metodi automatici di aumento delle visualizzazioni. L’argomento sarebbe diventato anche il tema più discusso di un blog denominato Black Hat World, dove di solito vengono scambiati consigli su come ottenere risultati in maniera non proprio lecita nel campo delle attività di SEO.

Di contro, il sito di riferimento per il mondo musicale Billboard ha rispedito rigorosamente al mittente una simile tesi, dando dell’evento una spiegazione molto diversa. Stando a quanto dice di aver appreso direttamente da YouTube, manager delle etichette musicali e analisti, Billboard sostiene che le cancellazioni siano dovute a un semplice processo di “de-spamming” dei dati, epurati cioè dalle views provenienti da player che fanno partire i contenuti in automatico o dai popunder che potrebbero sfuggire alla vista dell’utente. Ma soprattutto, YouTube starebbe facendo pulizia dei cosiddetti “dead videos”, cioè delle visualizzazioni di contenuti ormai rimossi o migrati su VEVO.

Nonostante non sembri esserci una risposta ufficiale sul tema, questi due miliardi di visualizzazioni perse all’improvviso non possono che riportar alla ribalta il tema dei falsi utenti e delle loro attività pagate “ a peso” sui social network. Come ha ben spiegato Linkiesta in un lungo approfondimento all’inizio di quest’anno, non è difficile infatti trovare società specializzate nel vendere in massa visualizzazioni, sottoscrizioni ai canali, mi piace e commenti, di solito positivi e di solito espressi secondo formule molto standardizzate, al punto che 100 mila views possono arrivare a essere offerte in pacchetti da più di 200 dollari, comprensivi di un tot di “aggiungi ai preferiti”. E non si tratta nemmeno più di software capaci di “gonfiare” le cifre generandole in modo automatico, bensì di utenti reali regolarmente retribuiti per i loro click e le attività online. Secondo una recentissima ricerca del Salvagente, sembra inoltre che in Italia siano 30mila i “cliccatori a pagamento”, per lo più utilizzati da aziende assoldate per manipolare la web reputation dei clienti con somme nemmeno troppo ingenti. Secondo quanto riporta la rivista, basta una ricerca molto semplice online per arrivare su siti, anche italiani, dove si possono acquistare mille Like sulla propria pagina Facebook per meno di 60 euro, e 5 mila views su YouTube a 22 euro.

 

Fonte: The Daily Dot, Billboard, Linkiesta, Il Salvagente

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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