You are here
Home > Cinema > L’ipocrisia dell’industria digitale

L’ipocrisia dell’industria digitale

Un ragazzo siciliano fa un’applicazione per scaricare video da YouTube che diventa di grande successo e per la quale vince anche un premio di 100.000 Euro dato da Samsung. Qualcuno racconta la sua storia. Il faro puntato sulla vicenda porta altri a mettere in evidenza che l’applicazione, oltre a non essere così geniale da meritare…

Schermata 2012 11 22 alle 22 08 56

Schermata 2012 11 22 alle 22 10 26

Un ragazzo siciliano fa un’applicazione per scaricare video da YouTube che diventa di grande successo e per la quale vince anche un premio di 100.000 Euro dato da Samsung. Qualcuno racconta la sua storia. Il faro puntato sulla vicenda porta altri a mettere in evidenza che l’applicazione, oltre a non essere così geniale da meritare un premio, non è proprio legale, in quanto viola i Terms of Service di YouTube, che prevedono che i video possano essere visti in streaming, ma non scaricati. L’applicazione viene rimossa, se ne piange la scomparsa e oltre ad un vasto e ampio dibattito c’è anche una ineccepibile analisi legale della vicenda.

La cosa che fa sorridere, vista dal punto di vista di chi come me si occupa del confronto tra industria digitale e industria dell’entertainment sul tema dell’evoluzione dei sistemi di compenso del diritto d’autore (mi piace pensarla così, piuttosto che come confronto tra finti difensori della libertà e finti difensori della cultura) e quindi di pirateria e futuro dei contenuti nel mondo digitale, è che l’industria digitale non ci ha pensato due volte a rimuovere un qualcosa che “violava” un suo diritto, ma quando si tratta di proteggere un film o un brano musicale le cose sono molto più complicate e la difesa della libertà diventa un priorità imprescindibile.

E questo è un caso che ha alzato un polverone, ma non certo isolato. Per coerenza a questo punto andrebbero rimosse immediatamente tutte le applicazioni che permettono di vedere i video su YouTube, perché su YouTube continuano ad esserci contenuti pirata e quindi i gestori degli store delle app stanno a loro volta favorendo la pirateria… come mai sono stati così solerti a proteggere YouTube ma non si preoccupano dei contenuti? Paradossale, perché a quel punto forse qualcuno dovrebbe riaprire il problema di YouTube stesso: grazie a quali contenuti è nata e cresciuta YouTube e quanto, ancora oggi, il contenuto non proprio legale, ne alimenti la crescita?

Insomma, l’industria dell’intrattenimento sbaglia per il modo in cui da anni porta avanti le sue istanze e soprattutto la lotta alla pirateria mentre trascura colpevolmente e per interessi che non dovrebbero distrarla quello che sta diventando l’unico canale distributivo possibile per i suoi contenuti, ma di fronte a casi come questo non si può certo non darle ragione.

Se si difende la libertà il lavoro di un programmatore vale quanto quello di un regista. Azioni come questa rendono palese, se ce ne fosse ancora bisogno, il gioco dei big player dell’industria digitale e quanto siano adattabili le sue regole e i suoi ideali.

 

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
Top
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI 
L'annuncio si chiuderà tra pochi secondi
CHIUDI