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Film in treno: le reazioni alla protesta degli esercenti.

Secondo gli analisti, la protesta di Anec, Fice e Acec contro l’annullamento delle finestre per la visione dei film sulle carrozze cinema di Italo, nasconde preoccupazioni fuori tempo massimo sulla crescita dell’offerta legale online.

Continua a tenere banco la questione dei film in treno, o meglio delle nuove uscite cinematografiche che Medusa Film ha concesso di proiettare anche alla compagnia ferroviaria Ntv, in contemporanea alla loro distribuzione nelle sale. Come vi abbiamo riportato la settimana scorsa, l’iniziativa non è stata accolta con favore dagli esercenti di Anec, Fice e Acec, che hanno denunciato la “grave turbativa del mercato” provocata da questo accordo, in cui non si tiene conto delle finestre  di esclusiva normalmente stabilite per il periodo di permanenza dei titoli nelle sale. Una posizione difensiva che tuttavia ha suscitato le reazioni di diversi analisti: su Repubblica, ad esempio, è stato ricordato come gli esercenti siano rimasti fermi sulle stesse linee dei primi anni duemila, quando venne boicottato il film The Interpeter, con Nicole Kidman, per la scelta del distributore di renderlo disponibile anche sui cellulari della 3:

“È inverosimile che allora temessero di perdere qualche spettatore per colpa dei cellulari (tanto più considerata la bassa qualità degli schermi, all’epoca). Così come adesso non sono spaventate tanto dalle anteprime sui treni, ma piuttosto temono che questa novità costituisca un precedente verso la scomparsa delle finestre temporali”.

La crescita dei servizi di video on demand, specialmente tramite Internet, sta infatti ridisegnando a livello globale il sistema delle cosiddette windows, tanto che negli USA sempre più film indipendenti scelgono addirittura di abbatterle e di uscire in contemporanea al cinema e online, così da compensare gli incassi forzatamente non stratosferici delle distribuzioni “platform”, cioè limitate a un numero molto selezionato di schermi. Non solo: anche le major tentano da tempo di accorciare i tempi del VOD, sia per sperimentare offerte premium a prezzo maggiorato sostitutive della visione in sala, sia com’è successo più di recente con Fox, per spingere l’home entertainment incentivando la fruizione delle copie digitali. In Italia, tuttavia, un tale discorso è stato finora a malapena accennato. Come ricorda sempre Repubblica, le piattaforme che si sono da poco accinte a penetrare questo mercato (in particolare Cubovision, ChiliTv, Film is Now, Net-Movie) possono offrire ancora solo un numero limitato di titoli, quantificati dal quotidiano in circa 1.400, contro le decine di migliaia fruibili dal pubblico americano. Ed è su questo fronte che, secondo l’avvocato  esperto di diritto online Guido Scorza, blogger dell’Espresso, mostrano il fianco le rimostranze degli esercenti. Le critiche volte a Ntv, in particolare, sarebbero prova:

“dell’incapacità di guardare al futuro e della mancanza di coraggio nello sperimentare nuovi modelli di distribuzione e di business che – come accaduto per il mondo della musica – potrebbero ampliare a dismisura il pubblico e, con esso, i profitti”.

Le rigide finestre temporali previste per l’arrivo dei film su altri canali, e in particolare su Internet, rappresentano per Scorza uno dei colli di bottiglia che maggiormente danneggiano il mercato:

“Ciò che sta lentamente uccidendo il mondo del cinema e ciò che continua a far crescere il fenomeno della pirateria è proprio la rigidità del sistema delle finestre temporali della distribuzione in forza del quale, un film, arriva sugli altri canali distributivi – internet ad esempio – solo a distanza di mesi da quando è uscito in sala e da quando, dunque, la sua visione è stata promossa attraverso campagne pubblicitarie da centinaia di migliaia di euro. A quel punto milioni di spettatori vorrebbero fruire del contenuto audiovisivo attraverso decine di dispositivi e canali ma, non trovando un’offerta legale, in alcuni casi, si rivolgono al mercato nero”.

Quello che giustamente evidenzia Scorza, è che non sarà l’imposizione di barriere artificiali alla fruizione online, a reindirizzare il pubblico verso la sala, e che la mancata risposta alla crescente domanda di  film da fruire su Internet e soprattutto su dispositivi mobili, può solo peggiorare le performance dell’offerta legale. Specialmente nell’era dell’anything anytime anywhere:

“Non c’è nessun rimedio di mercato né normativo che possa valere a privare un appassionato di cinema del XXI secolo della libertà – ormai quasi naturale – di scegliere quando, dove ed attraverso quale canale guardarsi un film”.

 

Fonte: Repubblica.it, Espresso

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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