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La rete degli spettatori: tra qualità e innovazione, specialmente grazie al web.

Il regista Valerio Jalongo ci parla del nuovo portale, che intende non solo aggregare gli appassionati della settima arte, le scuole e il mondo delle associazioni intorno a titoli di qualità, ma aprirsi, in prospettiva, anche alle possibilità distributive offerte da Internet e dall’on demand.

Quando l’uscita in sala diventa un’impresa destinata a concludersi nel lasso di un weekend o poco più, lo spazio per il cinema indipendente, o comunque lontano dalle logiche dei grandi numeri e dell’intrattenimento di massa, si restringe quasi fino a scomparire. La Rete degli Spettatori è un progetto che nasce proprio per dare nuovo respiro a questo tipo di prodotto cinematografico, attraverso una pluralità di iniziative che sintetizzano un po’ tutte quelle sviluppate negli ultimi tempi, da soggetti diversi, a favore di questo tipo di prodotto. Prima di tutto c’è la Rete come circuito alternativo a quello tradizionale, fatto di istituti, scuole e altri tipi di spazi interessati ai film che non riescono ad avere una distribuzione efficace nonostante il loro livello qualitativo. C’è poi la Rete che si vuole costruire attraverso lo strumento oggi più adeguato a questo scopo, il web, con un sito Internet da poco operativo che intende riunire tutti gli appassionati della settima arte in una sorta di Cineclub virtuale che, in prospettiva, potrebbe trasformarsi anche in un portale dove fruire direttamente dei film indipendenti e d’autore in modalità on demand. Abbiamo chiesto di parlarci dell’iniziativa al regista Valerio Jalongo, uno dei rappresentanti del progetto portato avanti dall’Associazione dei 100 Autori.

Valerio Jalongo, in sintesi, cos’è la Rete degli Spettatori? Quali sono i progetti già avviati e quali i prossimi a venire?

È un’associazione senza fini di lucro che si propone di diffondere il cinema di qualità e il linguaggio delle immagini. Si tratta di uno dei temi più attuali, non solo dal punto di vista culturale ma anche politico: il bisogno di una maggiore varietà nell’offerta di film e di storie per immagini. Quello che abbiamo fatto è, intanto, il sito www.retedeglispettatori.it, dietro al quale c’è un lavoro addirittura antecedente alla nascita dell’associazione, poiché vi abbiamo incorporato l’iniziativa delle Giornate degli Autori “100 +1: cento film e un paese, l’Italia“. Anche se si basa su film classici, l’idea di questo progetto è più o meno la stessa, cioè quella di far conoscere ai giovani un grande patrimonio della nostra cultura, che purtroppo è misconosciuto per una certa tendenza dei media e della scuola a non dare il giusto peso alle immagini e quindi anche al nostro cinema. Sul presente, invece, affidandoci a una commissione di esperti di grande livello, abbiamo compiuto una selezione di film prodotti negli ultimi due anni che non abbiano avuto una sufficiente diffusione nonostante il loro valore. Il portale serve a colmare il deficit di conoscenza rispetto a queste opere: confesso che molte non le avevo viste neanche io e perciò è stata anche per me una sorpresa.

Vi ponete, però, anche come circuito alternativo a quello tradizionale delle sale.

Sì, l’idea del portale è quella di rovesciare un po’ una logica distributiva che non funziona più. Normalmente, un regista lavora 2-3 o anche 4 anni su un film, magari va anche a un festival e vince dei premi, ma quando si tratta di uscire, specialmente se è un’opera indipendente, o non ci riesce o arriva nelle sale in modo fulmineo, per un weekend o poco più. Questo perché le sale si sono ridotte, perché ci sono troppi multiplex e troppe poche strutture per il cinema di qualità. Per questo abbiamo voluto creare un circuito composto non solo da sale virtuose, che vogliono rimanere indipendenti e non sottostare a ciò che impongono le distribuzioni più forti, ma anche da un network di associazioni, scuole e altri soggetti che capiscono l’importanza di un’alfabetizzazione all’immagine. Con questo vorremmo attuare una piccola rivoluzione copernicana, cioè trovare prima il pubblico, e poi i luoghi dove proiettare i film: uscire da un sistema che getta le opere su uno schermo senza nessun tipo di preparazione, e creare intorno a questi titoli un calore e un’informazione tale che sia il pubblico, grande o piccolo, ad andarli a cercare. La parola d’ordine è “inclusione”, vorremmo diventare un punto di riferimento per tutti quelli che amano il nostro settore, non essere solo un’altra sigla. E siamo contenti di vedere come molti filmmaker ci stiano contattando per chiedere di aggiungere anche i loro film a quelli selezionati finora.

Per ovviare a questa situazione si parla sempre più spesso dell’opportunità di distribuire i film cosiddetti “difficili” usando lo strumento del web. Cosa ne pensate?

Molta dell’arretratezza del nostro cinema deriva anche dall’incapacità di capire che c’è una parte di pubblico, specialmente i giovani sotto i 30 anni, per cui la sala cinematografica è qualcosa di abbastanza raro. Ci si va magari solo per vedere un particolare film in gruppo, o perché è un film molto spettacolare in 3D. Eppure, mai come oggi si vedono tantissimi film, solo che si vedono sul computer, purtroppo anche scaricati illegalmente. Pensiamo sia importante combattere la pirateria soprattutto per una cinematografia come quella italiana, che difficilmente viaggia in tutto il mondo e quindi ha bisogno che gli spettatori paghino, magari pochissimo ma comunque paghino qualcosa. Il download legale non deve perciò essere visto , com’è stato fatto finora, al pari di qualcosa che distrugge le sale. Perché appunto, ormai, in sala ci va solo un certo tipo di pubblico e un certo numero di volte, ma tantissime altre volte bisogna saper capitalizzare ciò che succede intorno a un film. Nel momento in cui se ne parla deve essere accessibile, altrimenti rischiamo che tantissimo lavoro e tantissimi investimenti vadano sprecati.

Pensate che il portale della Rete degli Spettatori possa diventare un portale di video on demand?

Stiamo lavorando anche a questo scopo. Stiamo facendo un progetto europeo, per cui servirebbero maggior capitali, ma speriamo comunque di poterci riuscire. Anche perché avere un sito, e in prospettiva un sito per la visione on demand, può aiutare a raggiungere non solo pubblici diversi da quelli che abitualmente frequentano le sale di qualità, ma anche quelli tagliati fuori a causa della distribuzione delle sale sul territorio, che spesso lascia scoperti interi paesi. Alcuni di questi film inoltre non avranno nemmeno passaggi televisivi, mentre sarebbero capaci di portare una grande varietà di punti di vista sul nostro Paese, e non solo.

Volete lavorare e avete lavorato a contatto con le scuole.  Come rispondono i giovani alle iniziative? Sono davvero così inamovibili come spesso li si dipinge?

Sul lavoro nelle scuole siamo agli inizi, il grosso comincerà a settembre. Vogliamo creare occasioni di incontro tra i ragazzi e gli autori, cercando di portare i primi a ragionare anche sul linguaggio dei film e non solo sui contenuti. Uno dei problemi che ci poniamo è infatti quello di lavorare con i professori e per i professori, che spesso non hanno una formazione in tal senso. La questione davvero politica in un mondo governato dalle immagini, è invece dare ai giovani la possibilità di essere alfabetizzati, e farlo attraverso opere belle e importanti che appartengono al nostro Paese ci sembra l’unico modo per affrontare la situazione. In questo momento la scuola italiana vive nel paradosso di ragazzi che sono molto più avanti dei loro professori nel linguaggio delle immagini e nella competenza digitale. I programmi in genere stabiliscono una certa quantità di ore sulla lingua italiana ma non prevedono un approfondimento delle competenze su quello che oggi è il linguaggio dominante, cioè quello delle immagini.

Oltre al lato qualitativo, secondo voi c’è anche una questione economica, cioè recuperare fasce di pubblico che magari semplicemente non riescono a entrare in contatto col prodotto desiderato?

Sì certamente. Lo si vede nel confronto con la Francia, che ha una popolazione simile alla nostra ma dove da anni si presta grande attenzione all’informazione e alla formazione del pubblico. Il risultato, è che i francesi vanno al cinema qualcosa come due o tre volte più di noi. Nelle proiezioni che abbiamo organizzato finora alla Casa del Cinema di Roma, ma anche in Umbria e in Campania, abbiamo potuto riscontrare una grande curiosità e apertura da parte del pubblico verso tutto ciò che è diverso e originale. Rimane solo questo problema di formazione a cui noi vorremmo cercare di dare un piccolo contributo.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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