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Digital Content NewFronts: AOL sulle orme di YouTube. Hulu a quota 2 milioni di iscritti.

Il mega-portale riorganizza la propria offerta video in un unico hub con 14 canali tematici. Hulu rilancia sui contenuti originali e annuncia di essere il provider di SVOD con la crescita più rapida degli USA.

Cominciano ad arrivare i primi risultati dei Digital Content NewFronts di New York, l’iniziativa lanciata dai maggiori provider di contenuti video online per presentare i propri “palinsesti” virtuali a potenziali inserzionisti, in maniera del tutto analoga a ciò che fanno normalmente i broadcaster statunitensi durante i cosiddetti upfront televisivi che si tengono a maggio.

Il primo big del web a presentare la propria offerta per la prossima stagione è stato Hulu, il portale VOD controllato da diversi colossi del settore media tra i quali News Corp, Disney e Fox. Con più di 2 milioni di abbonati raggiunti nel 2012, la compagnia ha dichiarato di essere il fornitore di video on demand a pagamento con la crescita più rapida mai registrata degli Stati Uniti, nonché di detenere il 20% del mercato dei video online e il 40% di quello dell’offerta premium. A febbraio, stando sempre ai dati diffusi in occasione dei NewFronts, i suoi utenti avrebbero fruito di 2 miliardi e mezzo di video, pari quasi a mille al secondo, grazie a un listino che comprende qualcosa come 1900 serie TV da vedere su Hulu e Hulu Plus. Come il suo diretto competitor, Netflix, anche Hulu soffre tuttavia di una certa difficoltà nel reperimento dei contenuti dai broadcaster di livello nazionale, difficoltà che tra l’altro potrebbero essere state alla base del mancato approdo della compagnia in Borsa. Nonostante il ruolo di primo piano delle società che ne controllano il capitale, anche Hulu sta puntando dunque ai contenuti originali: dopo il lancio del serial Battleground e del documentario A Day in the Life di Morgan “Supersize Me” Spurlock, il portale ha presentato a New York un nuovo assortimento di prodotti con nomi già celebri sul piccolo schermo, a partire da The Awesomes, della star del Saturday Night Live Seth Meyers. La spesa prevista per l’acquisizione dei diritti su nuovi contenuti è di 500 milioni di dollari: nel 2011, la compagnia ne ha guadagnati 420.

Altro player del settore a cercare il consenso degli inserzionisti è stato Microsoft, ovviamente attraverso la sua Xbox, che da dicembre ha lanciato una vera e propria “offensiva” per la conquista del nascente mercato delle smart tv. Ai Digital Content NewFronts, in particolare, Microsoft ha rivelato che i suoi membri Xbox Live Gold negli Stati Uniti utilizzano la piattaforma circa 84 ore al mese, e che l’uso delle app dedicate all’entertainment si è più che duplicato anno dopo anno, tanto da sorpassare per la prima volta quello dei giochi multiplayer.

Di maggiore impatto le novità provenienti dal portale AOL, che sulla scia di YouTube ha annunciato invece la creazione di un “hub” dove riunire tutta la propria library video, e dove la programmazione non sarà più determinata da un algoritmo ma “curata a mano”. La nuova destinazione per i contenuti video si chiamerà AOL On, vi confluiranno 320 mila filmati brevi caricati da oltre mille curatori sui precedenti portali AOL Video, goviral, StudioNow e AOL HD. Il tutto sarà riorganizzato attraverso 14 canali tematici (tipo intrattenimento, moda, news ecc.), fruibili anche su dispositivi mobili e tv connesse in rete. Per attirare maggiormente l’attenzione degli utenti, saranno ingaggiate delle star per creare playlist legate alle diverse “passion areas” dei nuovi canali. A questo si aggiungerà un’offerta di contenuti originali tra cui un serial realizzato da Amy Harris, già nello staff creativo di Sex and the City.

L’idea non sembra particolarmente originale, ma secondo AOL l’organizzazione del nuovo hub risulterà migliore rispetto a quella di YouTube e pensata per attingere al sempre più ricco piatto del video advertising. Piatto che, stando alle stime riportate dai responsabili del portale, dovrebbe toccare i 7 miliardi di dollari entro il 2015. Meno ottimistica l’analisi di Hollywood Reporter, mutuata da Pivotal Research, secondo cui i margini per attrarre investimenti pubblicitari sarebbero molto stretti per gli operatori al di fuori di Hulu e YouTube, che con i rispettivi 300 e 600 milioni raccolti nel 2011 avrebbero assorbito gran parte degli 1,8 miliardi spesi dagli inserzionisti durante l’anno (con una crescita già piuttosto modesta rispetto agli 1,3 miliardi del 2010).

Secondo questo punto di vista, si prospetterebbe una specie di “oligopolio naturale”, almeno per quanto riguarda il settore delle inserzioni video, a fronte della struttura di una Rete aperta per antonomasia. I Digital Content NewFronts, tuttavia, stanno a dimostrare come almeno per ora non tutti gli operatori la pensino esattamento allo stesso modo.

 

 

Fonte: Hollywood Reporter, Paidcontent

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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