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Digitale: l’Anec “prende atto” dell’abbandono della pellicola.

Una scelta obbligata ma non concordata. Così appare la conversione alla nuova tecnologia nelle parole del presidente degli esercenti, secondo cui il nostro sarebbe l’unico Paese ad aver fissato la “data di scadenza” del 35 mm.

Se nell’ambito televisivo l’imposizione e le modalità dello switch-off hanno suscitato più di una perplessità, anche nel settore del cinema l’avvicinarsi del passaggio obbligato al digitale è accompagnato da diverse criticità. Negli ultimi anni il successo del 3D ha fatto sì che fosse abbracciato relativamente in fretta dai grandi circuiti e dalle grandi strutture come i multiplex, ma la sfida si sta rivelando ardua in tutta Europa per i cinema monosala e per gli esercizi più piccoli, che non riescono ad affrontare l’investimento iniziale necessario per la transizione. L’appuntamento col digitale però si avvicina: come hanno messo in luce anche i dati MEDIA Salles, ormai è stato superato anche il tipping point, il punto di non ritorno che vede più della metà degli schermi europei dotati della nuova tecnologia. A giovarne, soprattutto nell’immediato, saranno i distributori, cui il digitale permette di abbattere significativamente i costi eliminando la fase della stampa su pellicola. E ora compare anche la data a partire dalla quale le sale italiane non vedranno più copie in 35 mm…

Si tratta del primo gennaio 2014, indicato dal presidente dei distributori dell’Anica, Richard Borg, quale limite massimo per la “scomparsa” della pellicola, a meno che non siano gli stessi esercenti a farne richiesta e a sobbarcarsi i costi per la stampa. La dichiarazione è apparsa sull’ultimo numero della rivista Box Office e, secondo quanto riporta il Giornale dello Spettacolo, avrebbe già suscitato la reazione non proprio conciliante degli esercenti. Se Borg aveva detto che queste decisioni erano state concordate al fine di accelerare il processo di trasformazione, il presidente dell’Anec, Lionello Cerri, avrebbe scritto alla testata per sottolineare come una simile scelta sia stata solo “comunicata” alla sua categoria, in quanto “materia non concordabile”, anche perché legata a un fenomeno in corso a livello globale.

Sul piano formale si tratta di una semplice precisazione. Nella sostanza appare come un modo per sottolineare come gli esercenti, in particolare quelli non ancora “convertiti”, non siano particolarmente entusiasti del cambiamento forzoso, tanto più  che – avrebbe aggiunto Cerri – l’Italia risulta l’unico Paese in cui si sia stabilita una data tassativa per il passaggio al digitale, oltre la quale l’eventuale costo delle copie in pellicola ricadrà sulle sale non ancora attrezzate per il cambiamento. La scelta della distribuzione, tuttavia, non è una novità né un agguato alle spalle, poiché, come puntualizzato dallo stesso rappresentante dell’Anec, è stata anticipata più volte nel dibattito tra le categorie. L’ultima volta, in particolare, sarebbe emersa durante l’incontro da cui sono uscite le linee guida 2012 per la digitalizzazione delle sale cinematografiche italiane, cioè quelle che, proprio al fine di agevolare gli esercenti, hanno stabilito regole più flessibili per accedere alla vpf o virtual print fee (il sistema per condividere i costi dell’aggiornamento tecnologico con i distributori che materialmente ne beneficiano attraverso l’abbattimento dei costi per la diffusione delle opere).

Le date di scadenza, però, mettono ansia, e non è ancora possibile sapere se questa precisazione degli esercenti sia indice di un semplice malumore o di una possibile emergenza. Bisognerà aspettare di capire come e a che velocità ripartirà il processo di conversione al digitale, su cui tra l’altro incombe l’incognita di un tax credit tuttora poco praticabile per le piccole imprese dell’esercizio, e di un sostegno da parte degli enti locali ancora a macchia di leopardo.

 

 

Fonte: Giornale dello Spettacolo

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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