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Sei emendamenti bloccano Fava: stop al SOPA all’italiana.

Sei forze politiche intervengono trasversalmente per archiviare il tentativo di mano pesante contro la pirateria introdotto dalla Lega nella Legge Comunitaria 2011.

Se negli Stati Uniti il fronte anti-SOPA ha ottenuto una temporanea vittoria con l’ulteriore rinvio della discussione sul nuovo disegno di legge contro la pirateria, anche in Italia si è infine dissolto lo spettro di una normativa altrettanto rigida e contestata in materia di copyright in Rete. Si tratta della norma introdotta dal deputato della Lega Giovanni Fava all’interno della Legge Comunitaria 2011, che avrebbe consentito “a qualunque soggetto interessato” di agire presso i provider per ottenere la rimozione dei contenuti ritenuti illeciti.

Secondo i suoi detrattori, tale previsione avrebbe anche finito per imporre ai fornitori del servizio di monitorare costantemente in via preventiva le attività dei propri utenti bloccando i contenuti a rischio, pena il concorso di colpa nella violazione della proprietà intellettuale. Cioè esattamente quello contro cui Google e altri soggetti si stanno battendo strenuamente negli Stati Uniti, sia per l’eccesivo onere economico comportato dall’obbligo, sia per le sue chiare derive di ordine censorio. L’emendamento Fava, ribattezzato immediatamente sia “SOPA italiano” che “bavaglio al web“, sarebbe stato inoltre capace di colpire qualsiasi sito, dalle testate giornalistiche ai social network come Facebook e Twitter. La norma è però caduta sotto i colpi di altri sei emendamenti, praticamente tutti identici e più che bipartisan, presentati da Pdl, Idv, Fli, Apli, Pd e Udc. Il risultato sono stati 365 voti a favore, 57 contrari e 14 astensioni, che per ora archiviano l’ultimo tentativo di imporre la linea dura contro la pirateria.

Di segno opposto, ovviamente, la reazione dei sostenitori del provvedimento. Come riportato da Prima Comunicazione, ha parlato di “occasione persa” il presidente di Confindustria Cultura Italia, Marco Polillo, secondo cui la normativa europea non ritiene responsabili i siti o i service provider se i contenuti illeciti sono pubblicati a loro insaputa, e l’emendamento Fava avrebbe proposto semplicemente “di tornare a una reale insaputa”, piuttosto che presumere la loro estraneità ai fatti fino alla notifica delle autorità preposte.

 

Fonte: Corriere.it, B2B24.it, Prima Comunicazione

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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