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Piratare o non piratare: ma è questo il problema?

Una vignetta spiega perché a volte la strada della pirateria è lastricata di buone intenzioni. Quando le rigidità nel sistema distributivo e la mancanza di un’offerta legale, spingono verso i cosidetti “siti malevoli”, ma ben funzionanti.

La strada della pirateria è lastricata di buone intenzioni. Certo, non di tutta la pirateria, ma come abbiamo avuto modo di mettere in luce più volte (vedi l’articolo qui), troppo spesso nel dibattito sull’introduzione di una normativa più rigida sulla violazione del copyright, si tende a confondere la difesa della proprietà intellettuale con quella di rendite di posizione che derivano da un certo assetto ben consolidato nella distribuzione dei prodotti audiovisivi. In Italia, dove servizi VOD via streaming come quello di Netflix o Hulu sono ancora un’utopia, il nocciolo della questione è più evidente, ma spesso si presenta in modo cristallino anche in contesti più evoluti come quello statunitense. Stiamo parlando di alcune rigidità nell’offerta legale di contenuti che a volte reindirizzano la domanda verso i lidi corsari di siti come Pirate Bay e l’ormai oscurato Megaupload.

Una rappresentazione piuttosto efficace, e divertente, di tale gap tra il servizio offerto dai colossi dell’entertainment e quello richiesto dagli utenti, viene da questa simpatica vignetta di The Oatmeal, che racconta del suo fallimentare tentativo di guardare legalmente in streaming Game of Thrones. Ma dopo aver scoperto che par farlo non può rivolgersi né allo SVOD di Hulu, né a iTunes né ad Amazon né al portale di HBO, perché gli chiede di comprarsi un abbonamento alla rete via cavo, indovinate a chi andrà a rivolgersi?

Morale della favola: non sempre la pirateria è la prima opzione di un utente internet, ma può diventarlo se il servizio non viene offerto in modo semplice e a un costo ragionevole, soprattutto diverso da quello sostenuto per altre tipologie di fruizione come la pay-tv. Vi rimandiamo a proposito anche al “mistero Bodyguard”: in seguito alla morte di Whitney Houston, è nato un dibattito sull’impossibilità di trovare il film su Netflix. Il titolo era disponibile fino a poco tempo fa, così sono fioccate le ipotesi sul fatto che i detentori dei diritti lo avessero ritirato dallo streaming per spingere la vendita delle copie fisiche. La compagnia però ha smentito e molti analisti, come Peter Kafka di All Things D, hanno sottolineato l’improbabilità del caso poiché i diritti solitamente vengono acquistati in blocco e con contratti a termine piuttosto rigidi. Ma il dibattito è servito a mettere in luce uno dei famosi gap: se qualche abbonato di Netflix avesse voluto vedere in streaming il film sulla scia della commozione per la morte di Whitney Houston, si sarà visto costretto a ripiegare sui DVD. O su qualcos’altro.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it

One thought on “Piratare o non piratare: ma è questo il problema?

  1. Proprio oggi non mi riusciva di trovare il classico Disney Peter Pan su iTunes, Amazon, laFeltrinelli: fuori catalogo in tutte le versioni, compresi i bundle.
    Ora, tu sicuro ne sai qualcosa, hai presente cosa diventa la cara bambina del mio amico che vuole a tutti i costi rivederlo?

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