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3D, smart o social: quale sarà la tv del futuro?

Il CES di Las Vegas ha visto ancora una volta protagoniste le tv: alcune 3D, anche senza bisogno degli occhialetti, molte smart, altre social e tutte immancabilmente connesse in rete.

Come hanno messo in luce in molti, saranno anche passati 45 anni dalla prima edizione, ma l’ultimo CES ha visto ancora una volta protagoniste le tv. Alcune 3D, anche senza bisogno degli occhialetti (come quella di Toshiba che riconosce il movimento dello spettatore ed emette fasci di luce differenziati per “seguirne” gli occhi), molte smart, alcune social e tutte immancabilmente connesse in rete, le televisioni sono state al centro di annunci e presentazioni, da cui emergono alcune tendenze probabilmente destinate a caratterizzare ancora a lungo un mercato non ancora maturo ma già insidiato dalla concorrenza di tablet e altri dispositivi che, se non adeguatamente contrastati, potrebbero rubare il primato al piccolo schermo.

 

3D

Nonostante il report di NPD DisplaySearch sull’andamento del mercato delle tv nell’ultimo trimestre 2011 abbia messo in luce un apprezzamento non troppo entusiastico delle tv a tre dimensioni  da parte dei consumatori nordamericani, la stereoscopia è stata un must anche durante l’ultimo Consumer Electronics Show, dove secondo Hollywood Reporter sono emerse in particolare due esigenze ben distinte, cioè un miglioramento nella qualità degli schermi e dei contenuti. Sul primo fronte, la grande quantità di display rivelati a Las Vegas lascerebbe intuire un deciso progresso: sia Samsung sia LG hanno dichiarato che nel 2012 la metà dai propri televisori supporterà il formato, mentre la Consumer Electronics Association ha stimato che le vendite aumenteranno del 101% arrivando a superare i sei milioni di unità. L’home video continua a fare affidamento sulla terza dimensione, tanto che secondo i dati del DEG – Digital Entertainment Group (di cui vi abbiamo già parlato in un precedente post) la disponibilità di dischi in 3D sarebbe addirittura triplicata dal 20110 al 2011, mentre alcune indiscrezioni vorrebbero anche i dispositivi mobili, e in particolare gli smartphone, pronti ad abbracciare la tecnologia. Una tale proliferazione richiederà tuttavia un’adeguata offerta di contenuti, campo in cui la sfida consiste nel trovare  un adeguato bilanciamento tra qualità e costi di produzione. Come ha dichiarato Vince Pace, co-chairman del gruppo Cameron-Pace, da questo punto di vista il settore è ancora in cerca di un modello di business che funzioni, ad esempio le macchine da presa in grado di girare contemporaneamente in due e in tre dimensioni, sperimentate ultimamente soprattutto nella ripresa di eventi sportivi.

SMART

Sul fatto che le tv del futuro saranno sempre più interattive e “intelligenti” sembra non esserci più alcun dubbio. Ormai sono in pochi i produttori che si presentano senza aver almeno tentato di sviluppare servizi come riconoscimento vocale e del movimento, collegamento a Internet e integrazione wireless con altri device connessi in Rete. Quella che sembrava la nuova frontiera del piccolo schermo potrebbe essere raggiunta a stretto giro, ma, avverte Wired, la competizione sfrenata potrebbe portare a una vera “babele” nel mezzo del salotto di casa. Al CES sarebbero stati ben sei i produttori, da LG a Samsung e Lenovo, intenti a presentare le loro Connected tv, con tanto di app pensate apposta per i nuovi apparecchi oppure pronte a supportare il progetto della televisione interattiva di Google. Sempre stando ai dati di NPD DisplaySearch, d’altra parte, tale mercato dovrebbe arrivare a toccare i 130 milioni di esemplari entro il 2015, con una percentuale del 50% rispetto all’intero settore dei televisori a schermo piatto. Risultato? Tutti tentano di distinguersi sviluppando i propri servizi, con rischi non indifferenti per l’affermazione di uno standard. Per Wired potrebbe perciò ripetersi la frammentazione già incontrata dal mercato degli smartphone, con conseguenze negative soprattutto per i consumatori, cui spetterebbe l’onere di orientarsi nel tempestoso mare di app supportate dai diversi impianti televisivi. Una soluzione avrebbe potuto essere la Google TV, il cui lancio ha però lasciato il mercato piuttosto insoddisfatto per la confusione nell’interfaccia e (forse soprattutto) per la retromarcia ingranata dai network, intimoriti dall’emersione dell’ennesimo player a contendersi i diritti sui loro contenuti. Esemplificativo sarebbe perciò il caso di LG, che nonostante abbia deciso di supportare il progetto del colosso del web, continuerà a produrre una linea di smart tv con un proprio ecosistema, le LG Apps TV. Ma come accusare il produttore coreano di scarsa lungimiranza, quando lo “spettro” della Apple TV resta alle porte facendo premere a tutti, ma proprio tutti, l’acceleratore verso il mercato nascente?

SOCIAL

E mentre si attende lo standard, o la guerra degli standard, c’è chi come MySpace ha deciso di precorrere i tempi pensando di ammantare il salotto di casa con le caratteristiche proprie dei popolari social network. Ad Annunciarlo al CES durante la conferenza di Panasonic, che sarà uno dei primi produttori a supportare la nuova piattaforma, è stato direttamente Justin Timberlake, che non è solo una pop star prestata ogni tanto al cinema, ma anche il comproprietario del social network. Senza rivelare molto sui contenuti, se non che saranno come quelli di una vera emittente con tanto di programmi prime time, Timberlake ha descritto MySpace tv come un nuovo modo per vedere insieme la televisione in tempo reale senza essere fisicamente insieme nello stesso luogo. Un ritorno ipertecnologico alla funzione sociale primigenia del medium? Staremo a vedere.

ALTRO?

Sì, tra i litiganti potrebbe esserci un terzo a godere della sfida tra tutti i player in gioco, e cioè il web. Le piattaforme potranno infatti anche essere smart e social, ma come al solito avranno bisogno di contenuti, e per ora gli operatori che  si stanno dando più da fare per crearne di appositi per lo streaming in Rete non sono i grandi network ma i nuovi player. Netflix, anche per sganciarsi dalle major dell’intrattenimento, ha già annunciato la produzione di un paio di serie in proprio, Hulu cerca di tenere il passo mentre YouTube ha già fatto le cose in grande, gettando il guanto di sfida e dichiarando di avere in produzione dozzine di nuovi canali in tutto e per tutto simili a  quelli offerti dai broadcaster tradizionali.  Per ora a beneficiarne è il web, e chissà che questo vantaggio competitivo non porti la battaglia a un livello ancora inaspettato.

 

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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