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Fronte antipirateria: dagli USA all’Europa con la sentenza Newzbin2

Negli Usa la Motion Picture Association of America reclama la collaborazione delle aziende hi-tech nella lotta alla pirateria, mentre nel Regno Unito giorni contati per il sito Newzbin2.

STATI UNITI.  L’appello è stato forte e deciso: è tempo per la Silicon Valley di abbandonare i propri pregiudizi riguardo all”industria dell’intrattenimento, considerata in genere come tradizionalista e obsoleta, e allearsi con Hollywood per la lotta contro la pirateria. A pronunciarlo, come riferisce The Wrap è stato l’ex-senatore degli USA Chris Dodd, attualmente a capo della Motion Picture Association of America, che ieri è tornato sul tema in un incontro ospitato dalla Society of Motion Picture and Television Engineers (SMPTE). Ed è proprio agli ingegneri che si è rivolto Dodd, sollecitandoli ad agire presso i provider affinché tolgano pubblicità e ogni altro mezzo di sostentamento ai siti torrent che violano il copyright.

Per sostenere la sua accorata richiesta, l’ex-parlamentare ha fatto leva su argomenti noti e altri meno usurati. Tra i primi rientra la necessità di tutelare un’industria che impiega quasi due milioni e mezzo di persone, il cui posto di lavoro viene insidiato non solo dalla crisi ma da quel “13% della popolazione, ossia 29 milioni di americani, che scaricano o guardano illegalmente film e serie tv on line”. Stando alle cifre citate da Dodd, quasi un quarto del traffico internet sarebbe infatti generato da materiale che viola la proprietà intellettuale. Tra le motivazioni che secondo il CEO e chairman della Motion Picture Association of America dovrebbero interessare le imprese dell’hi-tech, c’è però anche la necessità di tutelate un’industria che crea anche innovazione. Dal Blu-ray a Ultraviolet, Dodd sottolinea come Hollywood abbia dato un contributo sempre più importante all’avanzamento tecnologico, tanto da essere sostenuta dallo stesso Steve Jobs.  Per usare le parole dello stesso ex-senatore: “Non siamo solo red carpet people”.

ITALIA. La definizione usata da Dodd è interessante: ricorda il recente sforzo dell’industria italiana della cultura per riaccreditarsi presso il Governo e l’opinione pubblica, respingendo con forza il pregiudizio secondo cui il mondo dello spettacolo sarebbe costituito solo da una massa di cinematografari e teatranti spreconi (con la differenza sostanziale che negli USA ci si appella non, o per lo meno non solo, allo Stato ma anche alla Silicon Valley). Ed è stato proprio il massimo organo di rappresentanza del settore industriale a muoversi ieri per sollecitare il Mibac nella lotta contro la pirateria. Come si apprende in un nota, Confindustria Cultura Italia ha incontrato il Ministro Galan insieme a BSA-Business Software Alliance, per chiedere ancora una volta di “mettere la tutela delle proprietà intellettuale al centro dell’agenda politica del Governo”.

La Federazione (che dal 2006 riunisce le rappresentanze delle imprese operanti nel campo editoriale,  discografico, multimediale, dei videogiochi,  televisivo, dell’intrattenimento audiovisivo e dal vivo) ha citato i dati della società indipendente TERA Consultants, secondo cui “le industrie creative dei cinque principali mercati europei nel 2008 hanno subito perdite di circa 10 miliardi di euro e di 185mila posti di lavoro. Solo in Italia i danni sono stimati in 1,4 miliardi di euro, con 22.400 posti di lavoro perduti”. Il tema non è nuovo, ma l’impegno di un organismo come Confindustria contribuisce senza dubbio a compattare il fronte dell’antipirateria e ad accreditare la lotta presso istituzioni  e media.

GB  e GERMANIA. Vittorie ben più sostanziose sono state però raccolte in questi giorni nel resto d’Europa. La scorsa settimana una Corte di Colonia ha condannato un uomo di 42 anni per violazioni del diritto d’autore di cui si è reso colpevole attraverso il file sharing e l’alimentazione di un sito BitTorrent. La pena comminata è stata addirittura di un anno, ma per fortuna dell’imputato gli è stata sospesa per aver fornito una piena confessione e aver mostrato rimorso per gli illeciti compiuti. Secondo quanto riferito da Hollywood Reporter, anche se non si è arrivati alla prigione vera e propria, la sentenza segna comunque un punto a favore per l’antipirateria, in quanto condanne di qualsiasi tipo per la violazione della proprietà intellettuale sarebbero molto rare in Germania.

 

Molta più eco ha avuto invece la sentenza emessa mercoledì dall’Alta Corte di Giustizia del Regno Unito, che ha imposto a uno dei maggiori provider inglesi, BT, di oscurare entro 14 giorni il sito Newzbin2, accusato dalle major hollywoodiane di alimentare su vasta scala la condivisione illegale dei loro film. La sentenza non dà solo ragione a compagnie come Warner Bros, Paramount, Disney, Universal, Fox e Columbia, che sostengono come Newzbin2 “abbia guadagnato milioni sfruttando il lavoro altrui” (The Guardian): è importante perché si sbilancia completamente a favore degli Studios stabilendo come, per evitare il ripresentarsi del problema, BT debba “bloccare qualsiasi indirizzo IP o URL il cui solo e principale proposito sia quello di permettero o facilitare l’accesso al sito Newzbin2”. La Corte non ritiene inoltre necessario che le major si ripresentino in tribunale per ogni nuovo IP o URl che il sito potrebbe usare, e impone a BT di sostenere tutti i costi per il blocco di Newzbin2, compresi quelli di un eventuale contro-azione giudiziaria da parte dello stesso.

UE. Un’ulteriore sviluppo della lotta alla pirateria potrebbe provenire infine dalla sentenza della Corte di Giustizia Europea, che sempre l’altro ieri ha stabilito come i giudici nazionali siano competenti a trattare casi di diffamazione on line che abbiano avuto origine anche in altri Paesi membri. Come spiega il Sole24Ore: “la vittima di lesioni dei diritti della personalità può rivolgersi direttamente ai giudici dello Stato in cui risiede per chiedere il completo ristoro dei danni subiti in tutto il territorio dell’Ue”. Per ora, certo, si tratta solo di diffamazione, ma se per caso il principio dovesse estendersi ai diritti d’autore oltre che a quelli della personalità, allora si aprirebbe uno scenario completamente nuovo anche nella battaglia per la difesa del copyright.

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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