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La sfida del cinema italiano all’estero tra lievi incrementi, coproduzioni e VOD

Il confronto tra le performance del cinema italiano all’esterno nel triennio 2006-2008 e nel biennio 2009-2010 mostra un andamento tendenzialmente stabile, che indica un consolidamento ma non la grande crescita attesa dagli operatori del settore. Se nel primo periodo in considerazione i fatturati hanno raggiunto quota 26 milioni di euro, le stime indicano che negli…

Il confronto tra le performance del cinema italiano all’esterno nel triennio 2006-2008 e nel biennio 2009-2010 mostra un andamento tendenzialmente stabile, che indica un consolidamento ma non la grande crescita attesa dagli operatori del settore. Se nel primo periodo in considerazione i fatturati hanno raggiunto quota 26 milioni di euro, le stime indicano che negli ultimi due anni, i ricavi complessivi maturati al di fuori dei confini nazionali possano essere stimati tra i 25 e i 30 milioni: un incremento rassicurante ma che non comporta un vero e proprio balzo in avanti. Questo è il risultato della ricerca condotta dall’Anica e presentata ieri al Festival di Venezia durante l’incontro “Cinema: la sfida dei mercati esteri”. Presenti i rappresentanti dei due maggiori player del mercato, Paolo Del Brocco di RAI Cinema e Giampaolo Letta di Medusa, che hanno sottolineato entrambi l’importanza di cominciare a pensare a soggetti e storie adatte per l’esportazione.

“In 10 anni di esistenza abbiamo portato all’estero 150 film con un ricavo medio di 120 mila euro a titolo, che dal punto di vista economico non è una cifra accettabile”, ha spiegato l’AD della società di servizio pubblico, preoccupata in primo luogo di una più generale promozione dell’immagine del Paese. Tanto che, paradossalmente, sostiene Del Brocco, “ci vorrebbero più film come Il Diavolo veste Prada, anche se un ottimo lavoro in questo senso è stato portato avanti col nostro film The Tourist, che ha fatto apprezzare al mondo lo scenario di Venezia. Oltre che a film adatti a promuovere l’Italia all’estero, il top manager di RAI Cinema propone anche una collaborazione con le Camere di Commercio italiane all’estero, presidi ideali per diffondere la conoscenza della nostra cultura e del nostro territorio.

Più o meno dello stesso avviso Giampaolo Letta, che ha ricordato l’esperienza positiva di Medusa con grandi titoli nati già con un respiro internazionale come Baarìa, coproduzione italo-franco-tunisina distribuita in 56 Paesi. Pensare a progetti italiani di respiro internazionale è dunque il primo obiettivo di Medusa, che ha già in programma altri due titoli con un certo appeal per l’estero come il film di Sergio Castellitto Venuto al mondo e quello di Bernardo Bertolucci tratto da un romanzo di Ammaniti, Io e te. Importante, secondo Letta, è anche farsi coinvolgere in progetti che nascono già internazionali come Bop Decameron di Woody Allen, che ha appena terminato le riprese a Roma, Somewhere di Sophia Coppola e il caso di studio This must be the place di Paolo Sorrentino: “Un film italiano nel soggetto, nella sceneggiatura, nella regia e in molti comparti tecnici, ma internazionale nel cast, nelle location e soprattutto nell’impianto”, il che gli ha consentito di accedere a una grande varietà di capitali, come quelli di Intesa San Paolo, nonché ad agevolazioni fiscali quali il tax credit esterno previsto dalla normativa italiana.

Oltre ai progetti individuali, la parola d’ordine secondo l’AD di Medusa è però anche “fare sistema”, come sostiene in primo luogo anche il Presidente di Cinecittà Luce Roberto Cicutto, che sostiene la necessità di elaborare una strategia comune con il Mise, Ministero del Turismo e Confindustria in modo da assimilare il prodotto film a quello manifatturiero e farli concorrere insieme alla promozione del Made in Italy. Un obiettivo che, per Cicutto, deve essere accompagnato anche dall’apertura a nuove forme di distribuzione, segnatamente on line e tramite VOD, per portare all’estero quei titoli low budget o di natura non troppo commerciale per cui sostenere un diverso sforzo di promozione risulterebbe del tutto antieconomico.

A conferma dell’esistenza di un mercato estero per i film italiani resi disponibili in rete, l’esperienza di Rarovideo USA, testimoniata anche da Gianluca Curti, dal patron del gruppo italiano Mierva-Rarovideo: “Aprendoci a varie forme di VOD abbiamo consentito a film italiani realizzati con pochissime risorse di ripagare i propri costi di produzione, attirando tra l’altro un grande interesse anche da parte di testate come il NY Times. Abbiamo scoperto che all’estero c’è una fame di Made in Italy tremenda. Dobbiamo solo andare lì e soddisfarla”.

Fonte: Cineguru

Davide Dellacasa
Publisher di ScreenWeek.it, Episode39 e Managing Director del network di Blog della Brad&k Productions ama internet e il cinema e ne ha fatto il suo mestiere fin dal 1994.
http://dd.screenweek.it
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