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VOD Premium a 60 giorni, un’analisi

E’ da tempo che ci siamo occupando delle polemiche intorno ai servizi di Video on Demand nate in particolare dopo la nascita del servizio Home Premiere, fortemente voluto da quattro tra le più importanti major cinematografiche, Warner Bros, Sony, Universal e  20th Century Fox, e creato in collaborazione con DirectTv, un provider leader negli Stati Uniti. Presentato…

E’ da tempo che ci siamo occupando delle polemiche intorno ai servizi di Video on Demand nate in particolare dopo la nascita del servizio Home Premiere, fortemente voluto da quattro tra le più importanti major cinematografiche, Warner Bros, Sony, Universal 20th Century Fox, e creato in collaborazione con DirectTv, un provider leader negli Stati Uniti.

Presentato ad aprile 2011, il servizio ha scatenato l’ira degli esercenti cinematografici americani e il disappunto di una lunga lista di registi hollywoodiani tra cui James CameronMichael Bay, Guillermo del Toro, Roland Emmerich, Christopher Nolan e tanti altri.

L’Home Premiere funziona in questo modo: gli utenti di DirecTV che hanno l’HD-DVR (circa 6 milioni) possono noleggiare una delle pellicole disponibili per 48 ore durante un periodo di due settimane dal lancio. Si tratta di film usciti solamente 60 giorni prima nelle sale cinematografiche americane e per questo il costo è elevato: 29.95 dollari a pellicola. Le major stanno lanciando un film alla volta e possono rendere disponibile una nuova pellicola solo quando hanno tolto dal mercato quella precedente.

La risposta degli esercenti è stata durissima e si sono dichiarati pronti ad eliminare i trailer e qualsiasi tipo di pubblicità cinematografica all’intero dei loro cinema e affermano che il VOD a 60 giorni è solamente un test, la punta dell’iceberg perché gli studios vogliono abbassare ulteriormente la finestra a 30 giorni in un futuro più o meno prossimo.

Ma che danno può creare realmente agli esercenti questo tipo di servizio? Quanto incassano normalmente le pellicole in sala dopo 30, 60 e 90 giorni dalla loro uscita?

Proviamo a capirlo grazie ad un grafico di riepilogo che permette per ogni finestra temporale (30,60 e 90 giorni) di scoprire quanto hanno incassato le pellicole fino a quel momento negli USA (in milioni di dollari), in quante sale venivano ancora proiettate e la percentuale rispetto all’incasso finale.

Cliccate sull’immagine per ingrandirla:

Le prime sette pellicole sono tra le prime rilasciate per il servizio di Home Premiere nelle scorse settimane. Possiamo notare non solo che la quasi totalità delle pellicole a 60 giorni aveva già incassato il 99-100% rispetto all’incasso totale mentre dopo 3 mesi solo due erano ancora disponibili sul mercato americano.

La seconda parte evidenzia alcuni esempi di film di animazione, pellicole spesso caratterizzate da una lunga e salutare tenuta al botteghino. Ma anche in questo caso tre pellicole avevano già incassato oltre il 97% del loro guadagno totale dopo due mesi nelle sale mentre solo Rapunzel doveva incassare ancora un 7% (stiamo parlando di poco più di 6 milioni di dollari).

Nella terza sezione salta all’occhio facilmente che anche le corse al botteghino di due thriller del 2011 come Limitless e Source Code, caratterizzati da un’ottima tenuta dopo un esordio decisamente modesto, a 60 giorni avevano quasi terminato il proprio percorso.

Discorso a parte per i cosiddetti “Film da Oscar“. Due vere eccezioni possono essere rappresentate da Il Discorso del Re e The Millionaire, trionfatori delle ultime edizioni degli Academy Awards e caratterizzate da un andamento anomalo ed eccessivamente prolungato al botteghino (ricordiamo, dopo un lungo periodo di release in un numero limitato di sale). Due casi più unici che rari visto che anche pellicole come Il Cigno Nero e The Fighter, il cui successo è dipeso da un’ottima tenuta degli introiti, a 60 giorni avevano raccolto già oltre l’85% degli incassi (stiamo parlando di 11-15 milioni di euro mancanti rispetto al totale).

Per concludere una veloce analisi di alcuni tra i più importanti kolossal di successo degli ultimi anni. Nonostante incassi mostruosamente elevati tre pellicole su quattro dopo due mesi avevano già raccolto tra il 97 e il 99% del loro totale, ma anche un campione assoluto come Avatar, il maggior incasso della storia (senza considerare l’inflazione) aveva già raggiunto la cospicua percentuale dell’88% sul totale.

Quindi se effettivamente la finestra del VOD dovesse ridursi in modo permanente a 60 giorni, non sembra che questo possa causare un drastico taglio agli incassi cinematografici visto che la quasi totalità delle pellicole ha già concluso la sua corsa, a meno di sconvolgenti cambiamenti nelle abitudini degli spettatori americani (quanti rinunceranno realmente ad andare a vedere una pellicola in sala perché dopo qualche settimana sarà disponibile in VOD?).

Ma se anche azzardiamo l’ipotesi che la finestra possa essere ridotta a 30 giorni, dal grafico di nota come una percentuale cospicua di pellicole anche molto importanti (come i kolossal) abbiano già raccolto tra percentuali superiori all’80-90% rispetto al totale. Si era tanto dibattuto sulla possibile riduzione della window di Alice in Wonderland ai tempi della sua uscita, ma si può notare che nonostante il suo incasso elevatissimo aveva già quasi concluso la sua corsa dopo soli 30 giorni (92% sul totale).

Probabilmente i fattori chiave che hanno scatenato le polemiche di queste settimane sono la sensazione di incertezza e di scarsa chiarezza. Cosa vogliono realmente le major? E cosa sono disposti realmente ad accettare gli esercenti per abbracciare la naturale evoluzione della distribuzione cinematografica senza venire stritolati?

Fonte: screenweek, boxofficemojo

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