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Guerra tra studios ed esercenti negli USA sul VOD, il punto della situazione

Sul suolo americano si sta combattendo proprio in queste settimane una vera e propria guerra tra i principali Studios cinematografici e gli esercenti. L’ultima pietra dello scandalo è stata la decisione unilaterale da parte delle major di proporre una formula chiamata “Home Premiere”, che prevede la distribuzione VOD (video on demand) dei propri film solamente dopo 60…

Sul suolo americano si sta combattendo proprio in queste settimane una vera e propria guerra tra i principali Studios cinematografici e gli esercenti. L’ultima pietra dello scandalo è stata la decisione unilaterale da parte delle major di proporre una formula chiamata “Home Premiere”, che prevede la distribuzione VOD (video on demand) dei propri film solamente dopo 60 giorni dalla loro uscita al cinema ad un costo di circa 30 dollari (qui il post).

Le reazioni sono state dure e molteplici. Ecco alcune delle più importanti dichiarazioni fatte negli ultimi giorni sull’argomento (traduzione e sintesi a cura di Mario Mazzetti). Per risalire all’articolo originale cliccare sul nome della testata:

  • Su Home Video Magazine è stata pubblicata la reazione dei responsabili del circuito AMC, uno dei principali degli USA.

Gli esercenti ritengono che la nuova window danneggerà il loro mercato. Regal Cinemas e Cinemark Ent.hanno dichiarato che elimineranno trailer e manifesti dei film designati per il Premium VOD. Il circuito AMC ha dichiarato che l’esperienza theatrical è la chiave per una miriade di partecipanti alla catena alimentare dell’intrattenimento, inclusi i 200 milioni che visitano le proprie sale ogni anno. In aggiunta all’ulteriore sviluppo del 3D, AMC introdurrà un nuovo programma fedeltà, potenziate selezioni di food and beverage, cene in sala in alcuni complessi.

“Il Premium VOD attualmente definito minaccia la nostra salute, per cui abbiamo reso note agli Studios le nostre aspettative sugli accordi economici relativi ai film che vanno su VOD. Non è saggio discutere i dettagli a mezzo stampa, ma quando le window si restringono minacciando il futuro della nostra industria è logico attendersi che AMC adatti il suo modello economico”.

L’analista Richard Greenfield del BTIG Research di New York ritiene che le sale non rappresentino che una window (in aggiunta ai dvd, noleggio, vendita, pay-TV etc.), per cui gli Studios devono generare adeguati ritorni degli investimenti sui film; mettere a punto la window sala non è diverso dall’offrire accesso digitale ai film o vietare la diffusione di titoli dai distributori e servizi di abbonamento VOD come  Netflix. Con la frequentazione in calo del 20% sull’anno scorso, Greenfield ritiene che gli esercenti sbaglino a tagliare i trailer, un veicolo importante di promozione.  “Gli Studios non dovrebbero neanche disturbarsi a negoziare con gli esercenti su queste nuove politiche legate ai trailer”, ha scritto lo scorso 7 aprile. “Gli Studios devono trovare nuovi mezzi di fare soldi nel film business che soffre per la caduta dei profitti home video”

  • Su The Wrap invece si è espressa la banca di investimenti Merriman Capital, che prevede una vittoria degli esercenti:

Gli esercenti hanno maggiore influenza e alla fine usciranno rafforzati dalla querelle con gli Studios sul Premium VOD. È quanto afferma la banca di investimenti di San Francisco Merriman Capital, che lunedì ha emanato un promemoria per gli investitori asserendo che “gli esercenti hanno più  forza mentre gli Studios è probabile che si pieghino alle condizioni o facciano marcia indietro – o rischino di perdere la window principale e una rilevante fonte di reddito”.

La scorsa settimana il principale circuito del paese, Regal Entertainment, ha annunciato che avrebbe tagliato i trailer degli Studios che partecipano al programma VOD. Il secondo circuito, AMC, ha nel frattempo annunciato che avrebbe chiesto canoni inferiori per i film diffusi in Premium VOD. Alla fine, predice la Merriman, gli esercenti utilizzeranno la loro influenza per negoziare migliori canoni di noleggio. Allo stesso tempo, gli effetti del VOD sui bilanci dei circuiti saranno trascurabili, con benefici per i possessori di azioni dei rispettivi gruppi.

  • The Motley Fool spiega invece quali sono i quattro motivi per cui l’offerma Home Premium è destinata a non decollare:

Introdurre una nuova window sembra intrigante. Una famiglia o un gruppo di amici può risparmiare diversi soldi rispetto a una serata al cinema mettendo insieme 30 dollari per vedere un film uscito da poco a casa. Ciò potrebbe minacciare i multiplex mentre i filmmaker potrebbero veder generate una nuova fonte di guadagno. Ma non sarà così. Andrà peggio di “Milo su Marte”. Ecco perché.

1. Home Premiere è una proposta dal valore economico discutibile. Una coppia può spendere più di 30 dollari tra biglietti, parcheggio e popcorn. Ma questi non sono film di prima visione. Salvo il caso dei blockbuster, a pochi interessa di un film settimane dopo l’uscita. La window di Home Premiere è più vicina a quella dei cinema di seconda visione che costano uno o due dollari, posizionati in grandi viali con ampi parcheggi gratuiti. Anche se comprasse un hot dog,  l’intera famiglia Bradford probabilmente spenderebbe meno di tale cifra.

2. Non ci sarebbe granché marketing specifico. Gli  Studios spendono tanto per la promozione del film in prima visione, quella che viene dopo è una campagna ben più modesta per le uscite dvd.

3. La consociata Paramount, Viacom, non proporrà “Pirati dei Caraibi 4” in VOD per paura della pirateria.

4. C’è molto da dire riguardo all’esperienza cinematografica. Preferisco guardare un film d’azione o horror in una sala affollata piuttosto che seduto a casa. E poi la qualità della visione in sala: pensate di ricreare l’esperienza IMAX sugli schermi giganti in alta definizione o un 3D? Buona fortuna! Sono molti i reclami perché la gente non compra i televisori 3D che i produttori speravano… Il prezzo a 30 dollari funzionerà solo con i film in prima visione. La window a 60 giorni funzionerà solo se il corrispettivo si avvicina a 10 dollari.

  • Il New York Times riporta invece l’intervento del regista James Cameron, anche lui sfavorevole alla proposta degli Studios:

James Cameron ha visto il futuro del cinema, e per quanto gli compete non include l’accesso accelerato ai film tramite il video on demand. Cameron ha detto di aver firmato una lettera aperta che mette in guardia gli Studios contro l’uscita anticipata in VOD. La lettera di cui parla è stata predisposta dalla  NATO, l’associazione degli esercenti americani che hanno  alzato la voce in opposizione al progetto di 4 Studios (Warner Brothers, 20th Century Fox, Universal e Sony) che pianificano di rendere disponibili in un servizio di Premium VOD attraverso DirecTV ed altri canali appena due mesi dopo l’uscita in sala.

“Non credo sia saggio erodere il core business”, ha detto Cameron. “Il problema non è l’accavallamento tra le due forme di sfruttamento, dal momento che la maggior parte dei film non è più in programmazione entro un mese. Piuttosto, molti potenziali spettatori potrebbero saltare l’esperienza cinematografica sapendo che un film sarà presto disponibile a casa”.  Precedentemente,  Jim Gianopulos della  Fox Filmed Entertainment aveva difeso il progetto che aiuterebbe ad avere pubblico per alcuni film, come “127 ore,” ben accolti dalla critica ma senza successo nei confronti di un pubblico adulto che è difficile far uscire di casa. Gianopulos ha chiarito in un’intervista che la Fox non ha intenzione di diminuire l’impatto di grandi film evento come “Avatar”, ma di aver bisogno di maggiori entrate per film comunque smontati dalle sale. “È per me un interesse diretto” controbatte Cameron, preoccupato che un VOD anticipato possa indebolire l’industria cinematografica, rendendo più difficile distribuire film come i suoi.

  • Ecco infine le contromisure a cui sono pronte gli esercenti, riportate sempre su The Wrap:

Tra le misure che gli esercenti stanno valutando:

• Ritirare i trailer degli Studios coinvolti

• Tagliare indicazioni nelle sale dei film di questi Studios

• Rinegoziare il canone di noleggio per i film distribuiti in VOD.

Le sale potrebbero addirittura rifiutare di programmare un film, secondo una persona che conosce il pensiero degli esercenti. Segnali di una possibile controffensiva vengono pochi giorni dopo la contrarietà dei gestori di multiplex sul progetto di distribuire film nelle case per 30 dollari a soli due mesi dall’uscita in sala. Da quanto si è appreso, WB, Fox, Sony e Universal starebbero per lanciare una nuova finestra di VOD a maggio. Un analista media della Wedbush Secutities, Edward Woo, ha dichiarato: “gli Studios hanno il prodotto e decidono, possono essere ragionevoli o irragionevoli quanto vogliono”. Ma gli esercenti pensano di avere degli assi nella manica e i produttori di Hollywood si aspettano che li usino.

Secondo gli accordi vigenti, gli Studios portano a casa tra il 50 e il 60 per cento  dell’incasso, ma gli esercenti possono spingere permodificare tale ripartizione per i film dalla window ridotta. Tuttavia, il dirigente di uno dei principali Studios ha dichiarato che – sulla base degli attuali dati sull’impatto al botteghino del premium VOD – non ci sono progetti per offrire agli esercenti concessioni al riguardo: “quando siamo entrati nel business del cavo, non abbiamo modificato il nostro modo di fare affari. Né lo abbiamo fatto quando la window per le sale si  è ridotta da 6 a 3 mesi, e il botteghino è rimasto robusto”.

I distributori cercano disperatamente di controbilanciare la spinta al ribasso dei prezzi di noleggio praticati da Netflix e Redbox. Ma non sono preoccupati della sollevazione degli esercenti? “Spererei che le menti più calme prevalgano”, ha aggiunto il dirigente. “Con il botteghino in calo del 20%, è il momento in assoluto peggiore per i nostri partner dell’esercizio per reagire”. Nonostante le agitazioni, gli analisti ritengono che window abbreviate avranno un impatto minimo al botteghino: ad esempio, i 25 maggiori incassi del 2010 nelle sale hanno fatto il 95% dell’incasso totale entro i primi 60 giorni, fa notare Marla Backer, analista dell’Hudson Square Research.

Il braccio di ferro a questo punto è destinato ad inasprirsi nelle prossime settimane e cercheremo di seguire l’evoluzione di questa delicata questione. In ogni caso si percepisce che si è giunti ad un punto di svolta, e per la sopravvivenza stessa del cinema e del mondo della distribuzione entrambe le parte dovranno forzatamente accettare qualche compromesso.

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